Roma, 4 agosto 2025 – Si chiude una fase cruciale del cosiddetto caso Almasri, la vicenda giudiziaria che ha coinvolto i vertici del governo italiano in relazione al mancato arresto e al successivo rimpatrio di Osama Elmasri (anche detto Almasri) , generale libico ricercato dalla Corte Penale Internazionale (CPI) per crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Il tribunale dei ministri ha disposto il processo per gli ex ministri Piantedosi (Interni), Nordio (Giustizia) e il sottosegretario con delega ai servizi segreti Mantovano, mentre ha archiviato il procedimento a carico della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Processo per Piantedosi, Nordio e Mantovano
Il tribunale dei ministri ha accolto la richiesta del procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, che aveva inoltrato gli atti per giudizio a seguito dell’inchiesta sul favoreggiamento personale e peculato imputati ai tre esponenti governativi. L’accusa riguarda la messa a disposizione di un aereo di Stato per il rimpatrio di Elmasri, nonostante il mandato di cattura internazionale emesso dalla CPI. La vicenda, esplosa dopo il rilascio del generale libico da parte delle autorità italiane, ha suscitato un acceso dibattito politico e giudiziario, evidenziando presunte irregolarità nelle procedure di arresto e consegna.

Archiviazione per Giorgia Meloni: «Tesi assurda»
La premier Meloni, tramite i suoi canali social, ha commentato la notifica dell’archiviazione definendo l’ipotesi accusatoria una «tesi palesemente assurda». Il tribunale ha rilevato l’assenza di elementi concreti e concordanti che possano dimostrare un suo coinvolgimento attivo o una condivisione preventiva delle decisioni relative al caso. Pur riconoscendo che Meloni fosse informata della vicenda dal capo dell’Aise Giovanni Caravelli, la corte ha sottolineato la genericità di tale informazione, che non si traduce in una responsabilità penale. Anche la nota di ringraziamento inviata dal governo libico all’Italia è stata interpretata come un atto di cortesia istituzionale, rivolto alla massima autorità di governo, senza implicazioni dirette sulle decisioni operative.
Contesto giuridico e politico
L’arresto e il rilascio di Elmasri hanno posto in evidenza le complessità del coordinamento tra le autorità italiane e la Corte Penale Internazionale, con particolare attenzione al rispetto delle procedure sancite dalla legge 237/2012, che disciplina la cooperazione con la CPI. L’ordinanza della Corte di Appello di Roma ha evidenziato alcune irregolarità procedurali, tra cui la mancata richiesta formale del Ministero della Giustizia per la misura cautelare, che ha portato alla scarcerazione del generale. La vicenda ha anche riacceso il dibattito sull’efficacia dell’adempimento degli obblighi internazionali da parte dell’Italia, Stato parte dello Statuto di Roma, e sull’importanza di una cooperazione giudiziaria tempestiva e trasparente per garantire l’operatività della Corte Penale Internazionale.






