Milano, 19 novembre 2025 – Emergono le intercettazioni shock dei ragazzi che hanno aggredito per soli 50 euro lo studente bocconiano in corso Como a Milano. Le lesioni provocate al ragazzo lo hanno lasciato invalido a vita.
Le intercettazioni shock
Sghignazzano tra loro. I cappucci delle felpe tirati sugli occhi non bastano a nascondere le risate. È il pomeriggio del 29 ottobre e i cinque sospettati sono stati portati in commissariato, a pochi passi dalla Stazione centrale. Gli agenti, guidati dal dirigente Angelo De Simone, li hanno convocati per alcune notifiche e li sistemano in una sala d’attesa piena di cimici e microcamere. Uno alla volta entrano a firmare, e qualche dubbio comincia a sorgere. “Z., per me sta facendo il pentito“, mormorano. Eppure non riescono a trattenersi: finiscono per tradirsi da soli. “Eh fra’ — sospira Alessandro C., 18 anni, un precedente per furto e l’accusa di aver colpito con le coltellate — pensavo che mi portassero subito in carcere. Invece dicono che prima c’è il processo“.
Ha capito che è stato ripreso: “Eh beh, hanno visto le telecamere, fra’. Che caz.. devo dire? Se mento è peggio“. Si sente già spacciato: “Io sono quello fottuto“. Il 17enne G.M., riconosciuto come quello che ha steso la vittima con un pugno, si gira verso Ahmed A., l’altro maggiorenne del gruppo, rimasto in disparte durante il pestaggio.
C.M.: “Ma te è vero che non l’hai toccato?“.
Ahmed A.: “Io sono sicuro“.
“Andiamo a trovarlo, così i giudici…”
Come emerge dalle intercettazioni, C.M. continua: “Appunto, a te non ti fanno un caz… A noi ci inc!“, e accompagna la frase con un gesto eloquente. Poi aggiunge dettagli: “Dalle telecamere hanno ricostruito tutto, ma non so se si vede il video dove lo scanniamo“. Quasi gli dispiace: “Io voglio vedere il video, voglio vedere se ho picchiato forte“. Magari da trasformare in un reel, pure sul commissariato: “Raga, io voglio mettere la storia! Metto il foglio, censuro i nomi e dico che si vede solo l’articolo“.
E la vittima, massacrata? C.M. la liquida così: “Eh, hanno messo tentato perché… perché… sta per morire… ma non è che lo volevamo uccidere“.
Interviene E.Z.: “Ma che dici? Magari quel cogl… è ancora in coma, domani muore e ti becchi l’omicidio“.
C.M.: “Ma speriamo bro’, almeno non parla! Io gli stacco tutti i cavi“. Poi però cambia tono: “Sai che potremmo fare un bel gesto? Andiamo a trovarlo, almeno i giudici…“.
L’idea sembra convincere il 17enne M.M.: “Ok, andiamo! Gli diciamo: ci dispiace, siamo pentiti, ma…“, poi sussurra, “a me in realtà non me ne frega…“. E subito dopo accusa gli amici: “Ma ve rendete conto che sta situazione è tutta colpa vostra?“
C.M. commenta: “Fra’, la prossima volta ci bardiamo“.
Ulteriori dettagli
Lucidi e senza freni, come emerge dalle intercettazioni, iniziano anche a ragionare su come sviare le indagini. Non a caso, nell’ordinanza si leggerà che c’è “concreto ed attuale pericolo di inquinamento probatorio”. Alessandro C. dice: “Fra’, hanno letto le chat. Ho fatto bene a dirti di cancellare i messaggi, ti ricordi cosa c’eravamo scritti?“.
M.M. conferma con un cenno, ma C.M. li blocca: “Io non ho cancellato un caz…“. Lo stesso minore poi sogna una fuga all’estero, dando “spunti — scrivono i magistrati — che evidenziano un pericolo di fuga”. E quando gli ricordano che potrebbero essere estradati, ribatte: “E che caz… ce ne frega? Andiamo in posti dove non c’è sta roba…“.
Alla fine tornano a parlare della vittima, ma solo per costruire una versione più conveniente. “Diciamo che io sono andato là e che eravamo tutti ubriachi — spiega C.M. — lui si è alzato, mi ha dato 50 euro e io li ho presi perché… 50 euro, ero ubriaco. Poi me ne sono andato per non fare casino, lui mi è venuto addosso e l’ho spinto una prima volta. E… ho visto che metteva la mano in tasca. Stava tirando fuori qualcosa, mi è saltato addosso“.
Gli altri approvano la ricostruzione: “Poi diciamo che era per terra, mi teneva, l’abbiamo un po’ picchiato e siamo andati via“. Solo un po’.






