Tripoli, 5 novembre 2025 – Osama Njeem Almasri è stato arrestato a Tripoli, secondo quanto riportato dall’account X di Libya24 e da fonti italiane de La Repubblica. La Procura Generale avrebbe disposto il suo fermo e il successivo rinvio a giudizio con l’accusa di aver torturato alcuni detenuti, uno dei quali sarebbe morto a seguito delle violenze subite.
L’arresto rientra nel piano della collaborazione del nuovo governo di Tripoli con la Corte penale internazionale: Almasri fino a questo momento era riuscito a eludere il fermo.
عاجل| النيابة العامة تأمر بحبس أسامة المصري انجيم وإحالته إلى المحاكمة بتهمة تعذيب نزلاء ووفاة أحدهم تحت التعذيب.#ليبيا_24 pic.twitter.com/Bgvh2r07Hi
— Libya 24 – ليبيا 24 (@libya24tv) November 5, 2025
Il caso Almasri e le reazioni al suo arresto
La vicenda legata all’arresto e alla successiva scarcerazione del generale libico Osama al-Maṣrī Nağīm, sospettato di gravi crimini di guerra e contro l’umanità, continua a suscitare reazioni e polemiche in Italia. Angela Bitonti, avvocato della vittima ivoriana che ha subito torture da parte di Almasri, ha espresso soddisfazione per il suo arresto in Libia, ma ha definito quanto accaduto in Italia “una grande figuraccia” per lo Stato italiano. L’avvocato ha annunciato l’intenzione di presentare una richiesta di risarcimento contro la Presidenza del Consiglio e i ministri coinvolti nella gestione della vicenda.
“La giustizia libica ha arrestato il generale Almasri per torture sui detenuti. Anche la polizia italiana lo aveva fatto, per lo stesso reato, quasi un anno fa. Ma Giorgia Meloni e Carlo Nordio hanno scelto di liberare Almasri e gli hanno pagato un volo di Stato con tutti gli onori, scrivendo una pagina vergognosa nella storia delle Istituzioni del nostro Paese. IlGoverno Meloni è il Governo dell’ingiustizia”.
Lo afferma il leader di Iv, Matteo Renzi.
Arresto e scarcerazione in Italia
Al-Maṣrī, nato a Tripoli nel 1979, è stato arrestato in Italia il 19 gennaio 2025 su mandato della Corte Penale Internazionale (CPI) per accuse gravissime che includono tortura, omicidio, stupro e persecuzione, commessi a partire dal 2015 nella prigione di Mitiga a Tripoli. Tuttavia, la Corte d’Appello di Roma ha disposto la sua scarcerazione il 21 gennaio 2025, dichiarando l’arresto “irrituale” a causa di una procedura non conforme alla legge 237/2012, in particolare per la mancanza di una formale richiesta da parte del Ministero della Giustizia.
Dopo la scarcerazione, Al-Maṣrī è stato espulso e rimpatriato in Libia con un aereo di Stato italiano. Questa decisione ha scatenato un’indagine a carico di figure di vertice del governo italiano, tra cui il Presidente Giorgia Meloni e i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, per presunta inadempienza nei confronti degli obblighi internazionali stabiliti dallo Statuto di Roma.
Le ripercussioni internazionali e il ruolo della Corte Penale Internazionale
La Corte Penale Internazionale ha sottolineato come l’Italia non abbia rispettato i propri obblighi di cooperazione, notificando il caso alle Assemblee degli Stati Parte e al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La CPI ha inoltre chiesto al governo italiano di fornire entro il 31 ottobre 2025 informazioni sugli eventuali procedimenti interni e sul loro impatto sulla cooperazione con la Corte.
L’avvocato Bitonti ha espresso “delusione e mortificazione” per il comportamento dell’Italia, sottolineando che la giustizia per le vittime potrebbe arrivare solo attraverso un processo all’estero o presso la Corte Penale Internazionale. La vicenda, che ha avuto ampia risonanza mediatica, ha messo in luce le difficoltà italiane nel coordinare le proprie istituzioni con gli impegni internazionali in materia di giustizia penale.
La richiesta di risarcimento dello Stato italiano da parte della parte lesa rappresenta un ulteriore sviluppo di questa complessa vicenda giudiziaria e politica, che rimane sotto attenta osservazione a livello nazionale e internazionale.






