Avevamo già scritto di Fake news, argomento caldo nel mondo dell’informazione. Il fenomeno è preoccupante a tal punto che ci sono dei siti e della pagine Facebook che sono nate esclusivamente per diffondere questo tipo di notizie.
L’entrata dei contenuti fake nel circuito informativo avviene in tre passaggi: l’ideazione del messaggio che si vuole trasmettere, la produzione del contenuto (testo, video o audio) in cui il messaggio viene incorporato e la distribuzione sul web o sui social network.
Le fonti di disinformazione (siti web, pagine e account social) hanno il ruolo principale di produrre notizie che hanno un ciclo di vita breve e che vengono distribuite tramite siti o pagine social affini alla fonte principale. Spesso si predilige la trattazione di tante notizie diverse, evitando di approfondirne i contenuti. Una volta prodotta, la notizia falsa viene lanciata nel sistema delle piattaforme online e poi rilanciata anche attraverso l’inconsapevole contributo degli utenti, che la condividono e commentano sui social network.
Nella fase di creazione, viene preparato il messaggio da diffondere tramite il contenuto fake, il quale può assumere forme e caratteristiche in base agli obiettivi che si vogliono raggiungere e a seconda del target cui è destinata la strategia di disinformazione. Il messaggio viene elaborato per ‘attivare’ l’audience cui è rivolto, con il fine ultimo di coinvolgerla nella diffusione del contenuto. Nella fase di produzione, il messaggio si trasforma in un prodotto informativo, che può essere un testo (un articolo o un post), un’immagine, un video, oppure una mix di questi elementi. Nella fase di distribuzione, il contenuto fake viene pubblicato online e reso quindi disponibile. Frequentemente per la diffusione delle fake news vengono usati meccanismi automatici come i bot, che consentono la pubblicazione e la distribuzione dei contenuti attraverso una molteplicità di account o profili social falsi.
La viralizzazione è resa possibile dalle modalità di consumo delle notizie sulle piattaforme online. La ricezione del contenuto, soprattutto per tematiche specifiche come la politica, la salute e la cronaca, avviene spesso nell’ambito di comunità chiuse e distinte. Secondo il report ‘News vs. fake news nel sistema dell’informazione’ curato dall’Agcom “gli utenti tendono a selezionare le informazioni che sono coerenti con il proprio sistema di credenze, formando gruppi polarizzati di persone con idee simili su narrazioni condivise, in cui le informazioni discordanti vengono ignorate”.
Non sorprende quindi che tra le 23 pagine (in totale 2,46 milioni di follower) chiuse da Facebook per la diffusione di fake news comparissero pagine social che condividevano informazioni false contro i migranti, contro i vaccini e antisemite. Facebook ha agito su segnalazione di Avaaz, l’organizzazione civica che ha studiato il fenomeno e ha segnalato al social network numerose violazioni delle condizioni d’uso della piattaforma, come cambi di nome che hanno trasformato pagine non politiche in pagine politiche o partitiche, l’uso di profili falsi e la diffusione di contenuti d’odio.
Un esempio di fake news condivisa da una delle pagine è la falsa citazione attribuita allo scrittore Roberto Saviano, il quale avrebbe detto ” avrei preferito salvare i migranti che le vittime italiane dei terremoti”. La frase non è mai stata pronunciata, ma data la larga diffusione della notizia Saviano è stato costretto a smentire. Sotto accusa anche la condivisione di video per diffondere notizie false. Una delle pagine ha condiviso un filmato che mostrava migranti intenti a distruggere una macchina dei carabinieri. Il video, che ha quasi 10 milioni di visualizzazioni, è in realtà una scena di un film. La bufala è stata smascherata molte volte negli anni, ma il video continua ad essere condiviso.
Matteo Bruzzese
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