Ginevra, 13 agosto 2025 – Proseguono a rilento i negoziati della quinta sessione dell’Intergovernmental Negotiating Committee (INC-5.2), riunito al Palais des Nations di Ginevra per definire un trattato globale legalmente vincolante contro l’inquinamento da plastica. Nonostante l’importanza cruciale del momento, il processo appare segnato da un profondo stallo, con le divergenze fra Paesi che rischiano di compromettere un accordo efficace e tempestivo.
Divergenze e ostacoli nel negoziato sul trattato anti-plastica
Le principali difficoltà emergono dalle posizioni rigide di alcune nazioni, fra cui Arabia Saudita, Stati Uniti e Cina, che si oppongono a misure chiave come i limiti alla produzione di plastica e la regolamentazione delle sostanze chimiche pericolose nella filiera produttiva. Questi Paesi utilizzano il meccanismo del consenso – ovvero la necessità di unanimità per l’approvazione del testo – come strumento di blocco, impedendo progressi sostanziali.
Come sottolineato da Plastic Free Onlus, associazione ambientalista italiana presente come osservatore, il consenso rischia di diventare un “incredibile potere di una minoranza di bloccare il processo o di trascinare la maggioranza al minimo comune denominatore”. La proposta di eliminare dal trattato gli articoli più controversi, rimandando le decisioni più complesse alle future Conferenze delle Parti (COP), sembra l’unica via possibile per sbloccare l’impasse.
Appelli della società civile e possibilità di cambiamento
In un video-appello diffuso sui social, i rappresentanti di Plastic Free Onlus hanno esortato i negoziatori a non lasciarsi influenzare dalle lobby industriali e a mettere da parte gli interessi di parte per adottare un testo ambizioso, efficace e vincolante. Luca De Gaetano, fondatore e presidente dell’associazione, ha dichiarato: “Ogni giorno di ritardo è un passo indietro nella lotta a un inquinamento che non conosce confini. Il mondo sta finendo il tempo a disposizione: serve agire ora, prima che sia troppo tardi”.
La pressione della società civile si fa sempre più forte. Organizzazioni come la Global Alliance for Incinerator Alternatives (GAIA), il WWF e il Center for International Environmental Law (CIEL) chiedono un cambiamento delle regole procedurali, auspicando il superamento del consenso a favore di votazioni a maggioranza per rompere la paralisi. Più di 100 Paesi sostengono obiettivi vincolanti di riduzione della produzione e di eliminazione delle sostanze chimiche nocive, ma la mancanza di coraggio politico rischia di vanificare questi sforzi.
La sessione negoziale dovrebbe proseguire fino alla sera di giovedì 14 agosto, con la speranza di raggiungere un accordo condiviso, ma il cammino rimane incerto. L’assenza di un trattato forte e universale potrebbe compromettere la capacità globale di affrontare una delle emergenze ambientali più gravi del nostro tempo, con ripercussioni su oceani, biodiversità e salute umana.
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