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Home Cronaca

Donna morta durante la liposuzione, nello studio medico non c’era il defibrillatore

by Alessandro Bolzani
11 Giugno 2025
Una liposuzione

Una liposuzione | Photo by BestInPlastics licensed under CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/deed.en) - Alanews.it

Una donna di 46 anni è morta domenica 8 giugno a Roma, nel quartiere Primavalle, dopo un improvviso malore durante un intervento di liposuzione effettuato in un appartamento adibito a studio medico. Le indagini, coordinate dalla Procura di Roma, hanno evidenziato gravi mancanze all’interno della struttura, priva di qualsiasi strumento di primo intervento, a cominciare dal defibrillatore. Non sono state trovate nemmeno le cartelle cliniche della paziente né un archivio relativo ad altri trattamenti svolti in passato.

Il dottor Picciotti sotto accusa


A eseguire l’intervento era il dottor Jose Lizarraga Picciotti, 65 anni, cittadino peruviano, già noto alle autorità. Picciotti operava senza alcuna autorizzazione e già in passato era stato oggetto di procedimenti per irregolarità amministrative, anche a seguito di ispezioni dei carabinieri del Nas. Il suo nome figura anche in una condanna risalente al 2013 per lesioni nei confronti di una paziente, anche se l’accusa era poi caduta in prescrizione nel 2015 grazie a una sentenza della Corte d’Appello.

Gli sviluppi delle indagini


Le forze dell’ordine stanno proseguendo gli accertamenti per fare luce su quanto accaduto. Sono stati sequestrati i telefoni cellulari di Picciotti e degli altri due indagati: un anestesista di 67 anni e un’infermiera. Gli inquirenti vogliono analizzare i dispositivi per ricostruire le comunicazioni avvenute nella giornata di sabato, e in particolare le fasi precedenti e successive al decesso della donna. L’obiettivo è comprendere se vi siano state omissioni nei soccorsi e se l’intervento fosse stato eseguito secondo protocolli medici validi, all’interno di una struttura idonea.

L’assenza del defibrillatore e di altri dispositivi di sicurezza


Dall’analisi preliminare dell’appartamento emerso come “studio medico”, è risultato evidente che non vi fosse alcun protocollo sanitario, né attrezzature basilari per la gestione delle emergenze (come un defibrillatore). Una condizione che rende ancora più grave la situazione, aggravando le responsabilità di chi ha operato all’interno della struttura. La Procura di Roma sta valutando ora l’ipotesi di omicidio colposo, mentre i familiari della vittima chiedono giustizia per una morte che, con ogni probabilità, poteva essere evitata.

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