Oltre 400 persone sono state fermate dalla polizia durante tentativi di marciare verso Piazza Taksim per il Primo maggio
Oltre 400 persone sono state fermate a Istanbul mentre tentavano di marciare verso la storica piazza Taksim in occasione della celebrazione del Primo Maggio. Questo divieto di manifestazioni di massa, in vigore dal 2013, continua a suscitare tensioni e proteste tra cittadini, lavoratori e attivisti. L’associazione degli avvocati Chd ha reso noto che il bilancio iniziale dei fermati, che era di 180, è rapidamente aumentato, evidenziando la repressione delle forze dell’ordine contro chi intendeva esprimere il proprio diritto di manifestare.
La repressione a Şişli
L’operazione di contenimento ha avuto luogo nel quartiere di Şişli, dove diversi gruppi di manifestanti si erano radunati con l’intento di proseguire verso Taksim, un simbolo di lotta e resistenza per il movimento operaio turco. La piazza Taksim, rinomata per le sue storiche manifestazioni, è stata teatro di eventi significativi negli ultimi anni, ma l’accesso è stato sistematicamente bloccato dalle autorità. Quest’anno, come in quelli precedenti, tutte le strade che portano al centro della piazza sono state chiuse e presidiati da un massiccio dispiegamento di polizia.
Tensione e diritti dei lavoratori
La tensione si è intensificata quando i manifestanti hanno cercato di sfidare il divieto, rivendicando diritti fondamentali e dignità per i lavoratori. Le autorità turche giustificano queste misure di sicurezza come necessarie per mantenere l’ordine pubblico, ma molti vedono in esse un attacco alla libertà di espressione. La repressione delle manifestazioni, in particolare quelle legate al Primo maggio, ha sollevato preoccupazioni a livello internazionale, con organizzazioni per i diritti umani che chiedono il rispetto delle libertà civili in Turchia.
Un contesto di crescente autoritarismo
Il Primo maggio è tradizionalmente una data di mobilitazione per i diritti dei lavoratori in tutto il mondo, e la situazione a Istanbul riflette le sfide persistenti per coloro che cercano di far sentire la propria voce in un contesto di crescente autoritarismo. Mentre gli arresti continuano, resta da vedere quali saranno le conseguenze per il movimento operaio e per la società civile turca nel suo complesso.






