Sale la tensione post attacco. Islamabad: “Vendetta per i civili”
Scontri a fuoco tra India e Pakistan lungo il confine nel Kashmir, con l’esercito indiano che segnala scambi di artiglieria. La tensione è ai massimi storici dopo l’Operazione Sindoor. Il premier pachistano promette vendetta per le vittime, ora 43 totali.
Nella notte fra il 7 e l’8 maggio, il confine tra India e Pakistan nel Kashmir ha vissuto momenti di intensa violenza, con scontri a fuoco e scambi di artiglieria tra le forze armate dei due Paesi. Secondo le informazioni fornite dall’esercito indiano, gli scontri si sono intensificati lungo la Line of Control (LoC), che rappresenta il confine di fatto tra i due Stati. Tuttavia, le autorità pachistane non hanno confermato gli incidenti, alimentando ulteriormente le tensioni già esistenti.
La crescente tensione tra India e Pakistan ha raggiunto livelli allarmanti, mai visti negli ultimi decenni. Questo nuovo episodio di violenza è emerso dopo l’Operazione Sindoor, una massiccia offensiva condotta dall’India, che ha comportato il lancio di missili su nove presunti “campi di terroristi” situati in territorio pachistano. La reazione di Islamabad è stata immediata, con il primo ministro Shehbaz Sharif che ha promesso che il governo “vendicherà” i propri cittadini uccisi dall’attacco indiano, intensificando ulteriormente il conflitto.
Bilancio delle vittime e crisi umanitaria
Il bilancio delle vittime è tragico: finora sono stati accertati almeno 43 morti, di cui 31 civili pachistani e 12 indiani. Queste cifre, sebbene non ufficiali, evidenziano l’ampiezza della crisi umanitaria che si sta sviluppando in una regione già segnata da decenni di conflitti. La LoC è storicamente un punto critico, dove episodi di violenza si susseguono in un clima di reciproca sfiducia.
La questione del Kashmir
India e Pakistan, entrambi dotati di armi nucleari, si contendono il controllo del Kashmir, una regione contesa da oltre settant’anni. Le dichiarazioni bellicose e l’assenza di dialogo diplomatico alimentano un’atmosfera di instabilità, con conseguenze potenzialmente devastanti per la popolazione civile. La mancanza di una soluzione pacifica ha reso la situazione ancora più precaria.
Monitoraggio internazionale
Osservatori internazionali avvertono che la situazione potrebbe ulteriormente deteriorarsi se non si troverà una soluzione diplomatica. La comunità internazionale sta monitorando da vicino gli sviluppi, consapevole che un’escalation del conflitto potrebbe avere ripercussioni ben oltre i confini regionali. È fondamentale che le parti coinvolte inizino un dialogo costruttivo per evitare una crisi di proporzioni catastrofiche.






