MOSCA, 23 MAG – È iniziato il maxi scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina, concordato nei negoziati di Istanbul. La Russia ha restituito 270 prigionieri e 120 civili, mentre l’Ucraina ha rimpatriato 270 soldati russi e 120 civili
Il 23 maggio 2025 ha segnato un momento cruciale nel conflitto tra Russia e Ucraina, con l’inizio di un maxi scambio di prigionieri che si svolgerà nei prossimi giorni. Le agenzie di stampa russe riportano che la Russia ha restituito all’Ucraina 270 prigionieri, insieme a 120 civili. In cambio, l’Ucraina ha rimpatriato un numero equivalente di prigionieri russi, inclusi 270 militari e 120 civili, alcuni dei quali provenienti dalla regione di Kursk e catturati dalle forze ucraine.
Come riportato da Rbc Ukraina, lo scambio di prigionieri, il più grande dall’inizio della guerra, durerà tre giorni. Gli scambi riguarderanno soprattutto i militari, ma anche vari civili avranno l’opportunità di tornare a casa.
Un passo verso la risoluzione dei conflitti umanitari
Questo scambio è il risultato di negoziati avviati a Istanbul, un chiaro tentativo di alleggerire le tensioni tra i due Paesi e dimostrare un impegno verso la risoluzione dei conflitti umanitari. Nonostante il clima di guerra che ha caratterizzato gli ultimi anni, questo accordo offre una speranza di dialogo e riconciliazione, anche se il contesto rimane complesso e carico di incertezze.
Zelensky: “Stiamo riportando a casa la nostra gente”
Su Telegram, Zelensky ha confermato che lo scambio è effettivamente avvenuto. “Stiamo riportando a casa la nostra gente. La prima parte dell’accordo di scambio 1.000 per 1.000 è stata implementata. Questo accordo è stato raggiunto in un incontro in Turchia ed è importante che venga attuato pienamente. Oggi: 390 persone. Sabato e domenica: ci aspettiamo che lo scambio continui”. Zelensky ha poi ringraziato “tutti coloro che ci aiutano e che lavorano 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per garantire che gli ucraini tornino a casa. È molto importante che tutti coloro che sono prigionieri vengano liberati. Verifichiamo ogni cognome e ogni informazione su ogni persona. Continuiamo il nostro lavoro diplomatico per rendere possibili tali passi”.






