Roma, 22 dicembre 2025 – Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina, opera cardine del governo guidato da Giorgia Meloni, continua a incontrare notevoli difficoltà nella fase di avvio dei lavori. Nonostante le iniziali previsioni ottimistiche che vedevano il 2026 come anno di apertura dei cantieri, le condizioni attuali indicano che la realizzazione dell’opera potrebbe subire ulteriori ritardi.
La situazione attuale sul ponte sullo Stretto
Il ministero delle Infrastrutture, retto da Matteo Salvini, e la società Stretto di Messina avevano indicato giugno 2026 come termine per ottenere la registrazione della delibera della Corte dei conti e la successiva pubblicazione della delibera CIPESS, fondamentale per l’erogazione dei finanziamenti necessari al via libera ai cantieri. Tuttavia, a pochi mesi da questa scadenza, permangono dubbi significativi sulla possibilità di rispettare tale calendario, a causa di complessità burocratiche e tecniche non ancora superate.
L’iter amministrativo si è infatti rivelato più complesso del previsto, con ostacoli legati alla verifica delle coperture finanziarie e alle necessità di aggiornare e integrare i progetti esecutivi. L’opera, considerata simbolo della volontà politica dell’esecutivo Meloni-Salvini, appare così lontana dall’avvio concreto dei lavori, alimentando un dibattito acceso sia tra gli esperti che nella politica nazionale.
Nonostante l’impegno dichiarato, la complessità tecnica, le contestazioni ambientali, e le incertezze sui finanziamenti pubblici e privati continuano a rallentare il progetto. Il ministero e la società incaricata sono impegnati a risolvere questi nodi, ma la strada verso il primo scavo rimane incerta.
Impatti e prospettive future
Il ritardo nell’avvio dei cantieri del ponte sullo Stretto si riflette inevitabilmente sulle aspettative di sviluppo del Mezzogiorno e sulla capacità del governo di mantenere le promesse riguardo alle infrastrutture strategiche. Il ponte, atteso come uno snodo cruciale per il rilancio economico e la riduzione del divario territoriale, è osservato con attenzione non solo dagli operatori economici ma anche da Bruxelles, che monitora l’efficacia degli investimenti infrastrutturali italiani.
Inoltre, l’opera si inserisce in un contesto politico complesso, dove la tenuta della maggioranza e la gestione delle risorse pubbliche sono elementi chiave. Le tensioni tra le varie forze della coalizione di centrodestra, così come le pressioni dell’opposizione e della società civile, contribuiscono a rendere ancora più delicata la fase decisionale.





