L’esercito israeliano (Idf) ha annunciato di aver raggiunto un controllo totale del corridoio Morag, un passo strategico che segna un cambiamento significativo nell’operazione militare in corso nella Striscia di Gaza. Con la città di Rafah completamente circondata, le forze israeliane hanno isolato la zona da Khan Younis, intensificando le operazioni nella regione. La 36esima divisione dell’Idf, attualmente attiva in quest’area, sta collaborando con la divisione Gaza, responsabile della gestione del Corridoio Filadelfia, cruciale per il confine tra Egitto e Gaza.
Operazioni militari in corso
Nella notte, l’Idf ha riportato che la 188esima brigata corazzata ha avanzato nel corridoio Morag da nord-ovest, mentre la brigata di fanteria Golani ha fatto il suo ingresso da sud-est, attraversando il confine. Queste operazioni sono accompagnate dalla costruzione di una nuova strada lungo il corridoio, simile a quelle già realizzate in precedenti conflitti. Questo sviluppo infrastrutturale è essenziale per garantire l’accesso e il rifornimento delle truppe israeliane nel territorio recentemente acquisito.
Espansione della zona cuscinetto
Secondo le dichiarazioni dell’Idf, il piano prevede di estendere la zona cuscinetto nel sud della Striscia di Gaza, che si estenderebbe dal confine egiziano fino alla periferia di Khan Younis. Questa area coprirebbe oltre cinque chilometri e includerebbe l’intera città di Rafah, che rappresenta circa il 20% dell’area totale della Striscia. L’Idf afferma di aver neutralizzato decine di presunti terroristi e di aver distrutto importanti infrastrutture di Hamas, inclusi i tunnel utilizzati per le operazioni militari.
Preoccupazioni internazionali
Questa escalation nel conflitto ha sollevato preoccupazioni a livello internazionale, con appelli alla calma e alla ricerca di una soluzione diplomatica. La situazione a Gaza continua a essere monitorata con attenzione, mentre le forze israeliane si preparano a ulteriori operazioni nelle aree circostanti. La comunità internazionale osserva con apprensione, temendo un ulteriore aggravamento della crisi umanitaria in corso.






