Il caso di Garlasco è stato riaperto anche grazie alle nuove tecnologie a disposizione degli inquirenti: ecco quali sono
Nel cuore della provincia di Pavia, il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco, sta vivendo una nuova fase grazie all’uso di tecnologie investigative all’avanguardia. A distanza di quasi due decenni dall’evento, il procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, ha annunciato la riapertura del caso, sostenuta dall’emergere di strumenti e tecniche che non erano disponibili al momento dei fatti. Questa evoluzione tecnologica potrebbe finalmente portare a una risoluzione di una delle vicende più controverse della cronaca italiana.
L’analisi delle impronte digitali
La chiave di questa nuova indagine risiede nella capacità di analisi delle impronte digitali. In particolare, l’impronta numero 33, rinvenuta sulla parete del luogo del delitto, è stata riclassificata e riconducibile a Andrea Sempio. Grazie a sofisticati software di analisi e a un inchiostro speciale, gli investigatori sono riusciti a estrarre informazioni preziose da fotografie scattate subito dopo l’omicidio. Marilena Cipollaro, medico e docente, ha sottolineato come la Polymerase Chain Reaction (PCR), una tecnica fondamentale per il riconoscimento del DNA, sia stata potenziata dall’accesso a enormi database che permettono un confronto più immediato e preciso delle informazioni.
L’evoluzione tecnologica nelle indagini
L’evoluzione tecnologica ha davvero fatto la differenza. Sebbene strumenti come la PCR fossero già conosciuti all’epoca, le risorse attuali, come scanner ottici innovativi, hanno elevato il livello di precisione nell’analisi delle impronte, anche quelle più labili. Queste tecnologie consentono di ottenere risultati che prima erano impensabili, rendendo possibile una revisione completa delle prove raccolte nel 2007. L’uso di tecnologie avanzate ha aperto nuove strade per la giustizia e ha riacceso la speranza di una risoluzione definitiva del caso.
Riflessioni sulle prove e il coinvolgimento di Sempio
Un altro aspetto cruciale riguarda l’analisi dell’impronta stessa. Durante l’indagine iniziale, l’impronta era stata grattata dal muro e successivamente analizzata. L’Obti test, utilizzato per verificare la presenza di emoglobina umana, ha dato esito negativo, suggerendo che il colore rosato dell’impronta non fosse dovuto a sangue, ma al reagente impiegato, la ninidrina, che conferisce una colorazione distintiva. Questo elemento potrebbe cambiare radicalmente le prospettive sul coinvolgimento di Sempio e sull’intera indagine.
La riapertura del caso di Garlasco rappresenta un esempio emblematico di come le nuove tecnologie possano influenzare i procedimenti giudiziari e riportare alla luce verità nascoste. Il futuro delle indagini sul caso di Chiara Poggi potrebbe riservare sorprese, rivelando dettagli inediti che potrebbero finalmente fare chiarezza su una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica italiana.