La scoperta dell’impronta della mano destra di Andrea Sempio sul luogo del delitto continua a riempire le pagine della cronaca italiana, ma come è possibile che questa prova sia stata presa in considerazione solamente 18 anni dopo?
A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso di Garlasco continua a far parlare di sé con nuovi e inaspettati sviluppi. Al centro dell’attenzione in questi giorni c’è un’impronta dimenticata e riemersa solo ora, attribuita ad Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, fratello della vittima. Un dettaglio che potrebbe riscrivere la narrazione di una delle vicende giudiziarie più discusse della cronaca nera italiana. Ma come è possibile che questa impronta sia emersa solo ora?
L’impronta “dimenticata”: ecco perché è stata presa in analisi solo 18 anni dopo
L’impronta in questione era stata fotografata nel 2007 dagli specialisti del RIS di Parma: una traccia di mano destra rinvenuta su un muro, nei pressi della cantina dove fu ritrovato il corpo senza vita della giovane Chiara. Eppure, all’epoca, quella traccia venne bollata come “inutile”: la qualità ritenuta troppo bassa impediva, secondo i periti, un confronto utile.
Solo ora, grazie all’avanzamento delle tecniche forensi, quella stessa impronta è tornata al centro delle indagini.
Le falle nelle indagini iniziali
Già all’epoca dei fatti, le indagini furono oggetto di forti critiche. Diverse impronte, tra cui quelle del fratello della vittima e di un carabiniere senza guanti, contribuirono a inquinare la scena del crimine, rendendo più complessa l’identificazione di eventuali responsabili.
È in questo contesto che maturò il travagliato iter giudiziario di Alberto Stasi, fidanzato di Chiara ai tempi, assolto in primo e secondo grado e poi condannato in via definitiva a 16 anni.
Nuovi riscontri e possibili scenari
Il vero colpo di scena è arrivato con le recenti analisi condotte dal RIS di Roma: l’impronta attribuita a Sempio presenta ben 15 minuzie sovrapponibili alla sua mano destra – un numero ritenuto compatibile con un’identificazione –. Se confermata, si tratterebbe di un elemento potenzialmente determinante per collegare Sempio alla scena del delitto.
Va ricordato che già nel 2017 il DNA di Sempio era stato rinvenuto sulle unghie della vittima, ma il dato fu ritenuto allora non sufficientemente probante. Da allora, le tecniche di analisi sono progredite, e ora i carabinieri hanno riaperto il fascicolo, indagando anche sulla possibilità che l’impronta fosse stata lasciata da una mano sporca di sangue.
Un’ipotesi difficile da confermare in assenza del reperto fisico, ma comunque suggestiva.
Una svolta in arrivo?
La figura di Sempio, mai indagato formalmente prima d’ora, riemerge così in un momento in cui la giustizia sembra tornare sui propri passi. La domanda che molti si pongono è inevitabile: c’è qualcosa di “misterioso” dietro al fatto che un elemento di tale importanza sia rimasto nell’ombra per quasi due decenni?
In ogni caso, il caso di Garlasco, che ha diviso l’opinione pubblica e acceso il dibattito mediatico fin dalle prime battute, è entrato in una nuova fase. Una fase in cui le tecnologie moderne potrebbero finalmente fare luce su uno dei misteri più intricati della cronaca nera italiana. Ma per ora, resta un’unica certezza: anche dopo 18 anni, l’omicidio di Chiara Poggi continua a interrogare l’Italia. Che la risposta a tutti i dubbi stia finalmente per venire fuori?