I legali difensori di Turetta chiedono anche le attenuanti generiche
Venezia, 22 maggio – La difesa di Filippo Turetta ha depositato e presentato oggi la richiesta di appello contro la sentenza della Corte d’assise di Venezia, che a dicembre ha condannato all’ergastolo il 23enne di Torreglia per l’omicidio di Giulia Cecchettin avvenuto l’11 novembre del 2023. Lo riportano i media locali. Nell’istanza il difensore di Turetta, l’avvocato Giovanni Caruso, chiede l’esclusione dell’aggravante della premeditazione e invoca la concessione delle attenuanti generiche per la collaborazione prestata agli inquirenti e per il comportamento processuale tenuto dall’imputato.
La difesa di Filippo Turetta ha presentato ufficialmente la richiesta di appello presso la Corte d’Assise di Venezia, contestando la sentenza di ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin. La richiesta di oggi, giovedì 22 maggio 2025, segue la condanna emessa nel dicembre del 2024, che ha riconosciuto la premeditazione nell’atto omicida. L’avvocato Giovanni Caruso, legale di Turetta, ha chiesto l’esclusione dell’aggravante di premeditazione e l’applicazione di attenuanti generiche, evidenziando il comportamento collaborativo dell’imputato durante le indagini.
Il caso di Giulia Cecchettin
Il caso di Giulia Cecchettin, una studentessa di ingegneria biomedica di 22 anni, ha suscitato un’ondata di indignazione a livello nazionale, accendendo il dibattito sulla violenza di genere e sul tema dei femminicidi. La giovane è stata uccisa l’11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia. La dinamica dell’omicidio, definita dalla Corte come un atto di violenza efferata, ha scosso l’opinione pubblica e ha innescato manifestazioni di protesta in diverse città italiane.
Dettagli dell’omicidio
Secondo le ricostruzioni, Turetta avrebbe colpito Giulia con 75 coltellate. L’aggressione, avvenuta in un contesto di tensione emotiva e possesso, evidenzia la gravità della situazione.
Riflessioni sulla violenza di genere
Il caso ha messo in luce le fragilità del sistema di protezione per le donne, rivelando come segnali di allerta siano stati trascurati. Giulia aveva espresso preoccupazioni riguardo al comportamento possessivo di Turetta, il quale, dopo la fine della loro relazione, aveva manifestato tendenze depressive e minacce di suicidio. La richiesta di appello da parte della difesa non solo riapre il dibattito sulla natura della violenza, ma pone interrogativi sull’efficacia delle misure di protezione e prevenzione della violenza di genere in Italia.
L’eventuale processo di appello potrebbe rivelarsi cruciale non solo per la sorte di Turetta, ma anche per il futuro delle politiche contro la violenza di genere. In un momento in cui la società è chiamata a riflettere e agire con maggiore determinazione, è fondamentale garantire la sicurezza delle donne e affrontare con serietà il problema della violenza di genere.