BARI, 29 APR – Il parroco è stato arrestato e posto ai domiciliari per omicidio stradale aggravato. L’incidente era avvenuto il 2 aprile sulla provinciale 172, tra Turi e Putignano
Un tragico incidente mortale ha scosso la comunità di Bari, portando alla luce la questione della responsabilità stradale e dell’importanza di prestare soccorso in situazioni di emergenza. Il 2 aprile scorso, Fabiana Chiarappa, una giovane donna di 32 anni, ha perso la vita in un incidente avvenuto sulla provinciale 172, tra Turi e Putignano. Il presunto responsabile, don Nicola D’Onghia, un sacerdote di 54 anni, è stato arrestato con l’accusa di omicidio stradale aggravato dalla fuga e dall’omissione di soccorso.
La dinamica dell’incidente
Secondo le prime ricostruzioni, Fabiana stava viaggiando in moto quando ha perso il controllo del veicolo, finendo fuori strada e impattando contro un muretto a secco. Le forze dell’ordine hanno immediatamente avviato un’indagine per chiarire la dinamica dell’accaduto. Don Nicola D’Onghia, che si trovava nei pressi al momento dell’incidente, ha dichiarato di aver sentito un rumore provenire dal piano dell’auto, ma non si sarebbe accorto né della motocicletta né della donna.
Dagli accertamenti svolti sulla Fiat Bravo del prete nei giorni successivi all’incidente, è emersa la presenza di tracce di sangue sull’auto del parroco. L’incidente sarebbe avvenuto intorno alle 20.28.
Omissione di soccorso e indagini
Le indagini preliminari hanno rivelato che il sacerdote ha proseguito il suo percorso senza fermarsi a prestare soccorso, un comportamento che ha portato all’accusa di omissione di soccorso. Testimoni presenti sul luogo dell’incidente hanno raccontato di aver visto la moto a terra e di aver immediatamente allertato i soccorsi. Purtroppo, per Fabiana non c’è stato nulla da fare. Gli inquirenti stanno ora esaminando le registrazioni delle telecamere di sorveglianza della zona per raccogliere ulteriori elementi che possano chiarire la dinamica dell’incidente.
Verso le 20.30, Don Nicola D’Onghia si sarebbe fermato in una stazione di servizio per controllare eventuali danni all’auto, prima di rimettersi in macchina e tornare verso casa. Il sacerdote aveva detto di aver appreso dell’incidente dalla stampa il giorno dopo e per questo, dopo aver consultato i propri legali, ha deciso di raccontare il tutto ai carabinieri. A eseguire l’ordinanza che dispone i domiciliari, sono stati i carabinieri. La misura cautelare è stata disposta dal Tribunale di Bari per “pericolo sia di inquinamento probatorio sia di reiterazione dei reati”, si evidenzia in una nota. Secondo le indagini, il prete fino a 11 secondi prima dell’impatto stava utilizzando il cellulare.
L’uso del cellulare alla guida
Secondo gli inquirenti, l’utilizzo del cellulare fino a pochi secondi prima dell’impatto tra la sua Fiat Bravo e il corpo di Fabiana Chiarappa, avrebbe distratto don Nicola D’Onghia in modo da impedirgli di accorgersi tempestivamente della presenza sull’asfalto della 32enne, caduta pochi secondi prima. Fino a poco prima dell’incidente, il parroco era al telefono con una persona e, dopo aver chiuso, ha provato a chiamare ripetutamente un altro uomo. Appena undici secondi dopo l’ultimo tentativo, avrebbe colpito Fabiana Chiarappa, a terra dopo aver perso il controllo della sua moto Suzuki.
Inoltre il prete, secondo la ricostruzione dei pm, avrebbe guidato a una velocità non adeguata alle circostanze di tempo (era sera) e di luogo (una strada stretta e buia, con asfalto scivoloso a causa dell’umidità). A confermare l’uso del cellulare negli attimi immediatamente precedenti all’incidente è l’analisi dei tabulati telefonici di D’Onghia la cui versione, secondo la quale non si sarebbe accorto di nulla se non di aver urtato qualcosa (“una pietra, un sasso”, ha detto a carabinieri e pm) non è stata ritenuta credibile dagli inquirenti. Questi ultimi – nell’ordinanza con cui il gip di Bari Nicola Bonante ne ha disposto i domiciliari – l’hanno definita inverosimile. Non è possibile, nota il giudice, che il parroco 54enne abbia scambiato per una pietra il corpo della vittima, che è stato prima sormontato dalla Fiat Bravo e poi trascinato per alcuni metri sull’asfalto. Come ricostruito dalle indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla pm Ileana Ramundo, meno di 20 secondi dopo aver avvertito il rumore D’Onghia si è fermato in una stazione di servizio distante poche centinaia di metri per controllare eventuali danni all’auto. Dopo aver notato come l’auto fosse danneggiata, ha chiamato la sorella per chiedere aiuto. Ma poi, dopo aver visto che sulla strada si creava traffico e dopo aver notato le sirene blu di ambulanze e auto dei carabinieri, non si sarebbe preoccupato di verificarne il motivo, decidendo di rientrare a casa insieme alla sorella e al cognato.
Reazioni della comunità
Dopo l’arresto, don Nicola D’Onghia è stato posto ai domiciliari. La comunità locale è rimasta sconvolta dalla notizia, con molti fedeli che si sono espressi a favore di Fabiana, ricordandola come una persona sempre sorridente e disponibile. La vicenda ha sollevato interrogativi sulla responsabilità degli automobilisti e sull’importanza di prestare soccorso in situazioni di emergenza. Le autorità competenti continuano a valutare la situazione, e si attendono sviluppi significativi nelle prossime settimane.






