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Home Ultim'ora

Esecuzioni sommarie di medici a Gaza, Hamas accusa l’Idf

by Redazione
21 Aprile 2025
Militari dell'Idf - Gaza, Israele

Militari e soldati dell'Idf | Pixabay @rrodrickbeiler - alanews.it

La Protezione civile di Gaza, controllata da Hamas, accusa l’esercito israeliano (Idf) di aver perpetrato esecuzioni sommarie il 23 marzo, quando morirono 15 medici palestinesi. I dati dell’Idf, contrapposti alle osservazioni locali, generano un acceso dibattito

L’argomento delle esecuzioni sommarie a Gaza ha riacceso il dibattito sulle violazioni dei diritti umani nel conflitto israelo-palestinese. Recentemente, la Protezione civile di Gaza, sotto il controllo di Hamas, ha lanciato accuse gravi nei confronti dell’esercito israeliano, sostenendo che durante un’operazione di sparatoria avvenuta il 23 marzo siano state perpetrate atrocità che hanno portato alla morte di 15 medici palestinesi. Questo tragico evento ha suscitato forte indignazione e preoccupazione sia a livello locale che internazionale.

Accuse di violazioni dei diritti umani

Il funzionario della Protezione civile, Mohammed Al-Moughair, ha rilasciato dichiarazioni all’agenzia AFP, affermando che un video girato da uno dei paramedici coinvolti nell’incidente dimostra l’inesattezza della narrazione israeliana. Secondo Al-Moughair, le immagini mostrerebbero chiaramente che le vittime non rappresentavano una minaccia, e che le loro uccisioni sono avvenute in circostanze che destano seri interrogativi sulla legittimità dell’azione militare israeliana. “La verità deve emergere. Non possiamo permettere che le violazioni dei diritti umani rimangano impunite”, ha aggiunto, evidenziando la necessità di una risposta internazionale.

Contrasti tra le parti coinvolte

Il contrasto tra le affermazioni di Hamas e le conclusioni fornite dall’IDF (Forze di Difesa Israeliane) è netto. Il rapporto dell’IDF ha cercato di giustificare le operazioni condotte, sostenendo che le forze armate hanno agito in risposta a minacce imminenti. Tuttavia, le autorità palestinesi e diversi gruppi per i diritti umani hanno contestato queste affermazioni, chiedendo un’indagine indipendente sugli eventi di quel giorno.

L’attacco a Rafah

Il 23 marzo, un episodio drammatico ha segnato la giornata quando le truppe israeliane hanno aperto il fuoco su ambulanze e squadre di soccorso della Mezzaluna Rossa e della Protezione civile a Rafah, nel sud della Striscia. Israele ha giustificato l’attacco sostenendo che sei membri di Hamas si trovassero a bordo dei veicoli colpiti. Tuttavia, un’indagine interna condotta dall’esercito israeliano ha evidenziato “cattiva condotta professionale” e “disobbedienza” tra i soldati, riaccendendo un dibattito sull’uso della forza e sulle procedure di ingaggio.

Le conseguenze dell’incidente

Il generale di riserva Yoav Har-Even, responsabile delle indagini, ha confermato che un ufficiale verrà licenziato per il suo ruolo nell’operazione. Ha sottolineato che, sebbene si sia trattato di un errore, non è qualcosa che accade frequentemente. Le vittime dell’incidente, tra cui otto membri della Mezzaluna Rossa, sei della Protezione civile e un operatore dell’UNRWA, sono state ritrovate giorni dopo sepolte nella sabbia, in quella che è stata definita una “fossa comune” dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA).

In risposta, la Mezzaluna Rossa palestinese ha duramente contestato le affermazioni dell’esercito israeliano, definendo il loro rapporto “pieno di bugie”.

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