Contestata anche la finalità mafiosa, “favorita e agevolata la cosca della famiglia Bellocco”
Sono stati eseguiti sette arresti – cinque in carcere e due ai domiciliari – nell’ambito di un’inchiesta che ha scosso il mondo del calcio e non solo. Cinque degli arrestati sono stati portati in carcere, mentre due sono stati posti agli arresti domiciliari. Questa operazione fa parte di un altro filone della maxi inchiesta milanese sulle curve di San Siro, che ha già visto diversi capi ultrà delle curve milanista e interista finire nel mirino delle forze dell’ordine. Coordinata dai pm (pubblici ministeri) della Dda, Paolo Storari e Sara Ombra, e condotta dalla Squadra mobile e dalla Guardia di Finanza, l’indagine ha rivelato un quadro inquietante di usura, fatture false, attività fraudolente ed estorsioni, con collegamenti diretti alla ‘ndrangheta.
Le accuse e i collegamenti mafiosi
Le accuse mosse agli arrestati non si limitano a semplici attività di usura, ma includono anche l’aggravante della finalità mafiosa. In particolare, gli inquirenti hanno accertato che gli arrestati avrebbero favorito la cosca Bellocco, un clan di ‘ndrangheta noto per la sua operatività in Lombardia. I reati contestati si riferiscono a episodi già emersi durante le indagini, che sono stati ulteriormente approfonditi grazie alle dichiarazioni di vittime e alla collaborazione di un collaboratore di giustizia, Andrea Beretta, ex capo della curva Nord attualmente già in carcere per l’omicidio di Antonio Bellocco legato a questioni interne al clan.
Estorsioni e usura nel mondo del calcio
Le estorsioni contestate riguardano vari ambiti, ma si concentrano in particolare sui pagamenti richiesti al gestore dei parcheggi dello stadio Giuseppe Meazza. L’imprenditore, Gherardo Zaccagni, sarebbe stato costretto a versare somme significative per garantire la “tranquillità” necessaria per la gestione della sua attività. Gli inquirenti hanno documentato richieste di denaro per un totale che si aggira attorno ai 60 mila euro, una cifra che riflette la gravità del fenomeno.
Tra gli arrestati spicca il nome di Mauro Russo, ai domiciliari ed ex socio di personaggi noti nel mondo del calcio come l’ex capitano del Milan Paolo Maldini e l’ex bomber nerazzurro dell’Inter Christian Vieri, entrambi totalmente estranei alle indagini. Russo, già noto alle forze dell’ordine, è accusato di aver estorto denaro per circa 4.000 euro al mese per un periodo di circa due anni all’imprenditore Gherardo Zaccagni, che gestiva i parcheggi fuori dallo stadio di San Siro. Una presunta estorsione da circa 60mila euro. Questa situazione evidenzia come le dinamiche di usura ed estorsione possano infiltrarsi anche in contesti apparentemente distanti dal crimine organizzato.
Pratiche illecite e impatti sull’economia locale
Una delle testimonianze più inquietanti riguarda le modalità di prestito del clan Bellocco, che ha erogato somme di denaro a imprenditori a tassi usurari che arrivano fino al 400%. Il clan della ‘ndrangheta dei Bellocco, e in particolare anche il rampollo della cosca Antonio Bellocco, ucciso lo scorso settembre nel Milanese dall’ex capo della curva Nord interista Andrea Beretta, avrebbe prestato soldi, quasi 400mila euro in totale, a tassi usurari fino al 400% ad un imprenditore comasco, titolare di una società che si occupa di programmazione e trasmissioni televisive. Un imprenditore di Como, titolare di una società di programmazione e trasmissione televisiva, ha infatti riferito di aver ricevuto minacce da Antonio Bellocco, rampollo della cosca, riguardo al rimborso di un prestito di circa 400.000 euro. Le minacce, secondo il racconto, erano chiaramente intimidatorie: “Quando pensi di rientrare? I soldi di Antonio erano i miei”, si legge nelle intercettazioni.
L’inchiesta ha anche rivelato pratiche di evasione fiscale attraverso l’emissione di fatturazioni per operazioni inesistenti finalizzate all’evasione dell’Iva, un metodo spesso utilizzato per mascherare l’origine illecita dei fondi. Questi dettagli sono emersi grazie ai meticolosi accertamenti condotti dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano e dalla Squadra Mobile.
Il caso delle curve di San Siro non è solo un problema legato al mondo del calcio, ma riflette una realtà più ampia di infiltrazione mafiosa nell’economia locale. Le indagini continuano a svelare connessioni tra il crimine organizzato e attività commerciali legittime, dimostrando come le attività di usura ed estorsione possano avere impatti devastanti su interi settori. In un contesto già segnato da polemiche e tensioni, questa nuova ondata di arresti getta un’ombra inquietante sull’immagine del calcio italiano, che si trova a dover fare i conti con un fenomeno che sembra non avere fine.
L’operazione rappresenta un ulteriore passo avanti nella lotta contro le infiltrazioni mafiose, con l’obiettivo di restituire legalità e sicurezza non solo agli appassionati di calcio, ma a tutta la comunità. Con la promessa di ulteriori sviluppi, l’attenzione rimane alta su come le istituzioni sapranno affrontare questa emergenza sociale.






