Lo racconta un testimone a Sky News. Elias Rodriguez sui social denunciava “atrocità di Israele”, in un post del 20 maggio: “Gli Usa hanno criminalizzato l’opinione pubblica”
Un tragico attentato ha recentemente scosso Washington, portando alla morte di due impiegati dell’ambasciata israeliana. Il killer, identificato come Elias Rodriguez, avrebbe giustificato il suo gesto con la frase: “L’ho fatto per Gaza”, secondo quanto riportato da un testimone oculare in un’intervista a Sky News.
La testimonianza di una testimone
Katie Kalisher, una designer di gioielli di 29 anni, era presente al museo ebraico al momento dell’attacco. Ha descritto un clima di angoscia e confusione, con il killer che sembrava inizialmente turbato. “Era visibilmente sconvolto e cercava conforto da chi gli stava attorno”, ha raccontato Kalisher, aggiungendo che, dopo un breve scambio di parole, Rodriguez ha estratto una kefiah rossa, simbolo della causa palestinese, e ha espresso la sua motivazione in modo diretto, rivelando il legame tra il suo gesto violento e la situazione in Gaza.
La risposta delle autorità
L’Attorney General degli Stati Uniti, Pam Bondi, ha confermato che le indagini sull’attentato di Washington hanno finora indicato che il killer ha agito da solo. Durante una cerimonia di preghiera per le vittime, Bondi ha sottolineato l’urgenza di combattere l’odio, affermando: “Questo è un momento di unità”. Le sue parole risuonano in un contesto già segnato da tensioni sociali e politiche, dove la violenza e l’intolleranza sembrano trovare terreno fertile.
Il profilo di Elias Rodriguez
Il profilo di Rodriguez emerge ulteriormente dalle sue attività sui social media. Prima dell’attacco, ha pubblicato una lunga lettera in cui denunciava le presunte “atrocità” commesse da Israele nei confronti dei palestinesi. Nella missiva, datata 20 maggio, il killer esprimeva frustrazione per il crescente numero di vittime e per l’inefficienza del governo americano nel rispondere a una crisi che lui definiva di apartheid genocida. “L’opinione pubblica si è rivoltata contro questa situazione, ma il governo ha ignorato le richieste di giustizia”, ha scritto Rodriguez, evidenziando una visione radicalizzata e opprimente della realtà.
La dinamica dell’attentato e la motivazione del killer pongono interrogativi profondi sulla radicalizzazione e sull’impatto delle crisi internazionali sulle menti vulnerabili. La questione israelo-palestinese continua a essere un tema divisivo, capace di accendere passioni e conflitti a distanza, influenzando anche le vite quotidiane in contesti lontani dal conflitto stesso.
In un mondo sempre più interconnesso, le azioni di singoli individui possono avere conseguenze devastanti e inaspettate, aprendo la discussione su come affrontare le radici dell’odio e della violenza. L’eco di questa tragedia si propaga non solo a Washington, ma in tutto il mondo, richiamando l’attenzione su una crisi che continua a richiedere risposte e soluzioni.