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Arrestato avvocato per presunta gestione delle finanze del clan Messina Denaro

by Redazione
29 Aprile 2025
Una vettura dei carabinieri

Una vettura dei carabinieri | Pixabay @djedj - alanews.it

Palermo, 29 aprile – L’avvocato massone Antonio Messina, 79 anni, è accusato dalla DDA di Palermo di gestire i fondi della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, sostenendo economicamente Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza. Nel linguaggio dei pizzini, era noto come “Solimano”

L’arresto dell’avvocato Antonio Messina, un professionista di 79 anni, ha scosso Palermo e sollevato interrogativi sulla gestione dei fondi del clan Messina Denaro. Accusato di associazione mafiosa, Messina è stato posto agli arresti domiciliari, con l’accusa di aver garantito sostentamento economico a Matteo Messina Denaro durante la sua lunga latitanza. Questa operazione rappresenta un passo significativo nella lotta contro la mafia e mette in luce il ruolo cruciale che le figure professionali possono avere nel mantenere attive le operazioni mafiose.

Messina è stato arrestato dai Carabinieri del ROS nell’ambito di un’indagine condotta dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido.

Il ruolo di Messina nel clan

L’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Palermo ha rivelato che Messina non era solo un avvocato di fiducia del boss, ma anche un attore centrale nella rete economica del clan. Le indagini hanno dimostrato che utilizzava un linguaggio cifrato, venendo identificato come “Solimano” nei messaggi scambiati tra Matteo Messina Denaro e la sua amante, Laura Bonafede.

L’accusa sostiene che Messina abbia svolto funzioni di intermediazione e gestione patrimoniale, assicurando che i fondi del clan rimanessero operativi anche in assenza del boss. Queste attività hanno avuto un impatto significativo, permettendo al clan di continuare a operare sul territorio. L’importanza di interrompere tali flussi di denaro è cruciale per indebolire la mafia e ridurre la sua influenza.

Indagini e collegamenti con il crimine organizzato

Le indagini sono state avviate dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro e hanno portato a numerosi accertamenti su transazioni finanziarie e comunicazioni tra i membri del clan. Fonti investigative rivelano che i fondi gestiti da Messina potrebbero ammontare a diverse centinaia di migliaia di euro, utilizzati non solo per finanziare attività mafiose, ma anche per garantire una vita agiata ai familiari del boss. La DDA sta ora esaminando ulteriori collegamenti tra Messina e altri esponenti del crimine organizzato, con l’obiettivo di smantellare le reti di supporto economico al clan.

Il piano di appropriazione

Messina ha gestito parte dei fondi della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara e ha finanziato la latitanza di Matteo Messina Denaro, uno dei più noti capi mafiosi italiani. Le intercettazioni telefoniche hanno rivelato il suo piano per acquisire un terreno confiscato dal Comune di Campobello, dove intendeva realizzare un’attività commerciale. Durante una conversazione con il mafioso Giovanni Vassallo, Messina ha espresso l’intento di partecipare a un bando per la gestione del bene, dicendo: “Ti volevo far vedere un… un pezzo di terreno qua… dai andiamo a vederlo”.

In base alle conversazioni intercettate, Messina stava considerando di coinvolgere altri imprenditori nel suo progetto. Ha menzionato un bar locale e ha discusso la possibilità di richiedere il bene come parte di un’associazione no profit, cercando così di aggirare le restrizioni legali. Questo tentativo di riutilizzare beni confiscati, normalmente destinati a finalità sociali, per scopi mafiosi rappresenta una grave minaccia alla legalità e alla giustizia

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