Molti li considerano solo oggetti dimenticati in soffitta, ma i giochi elettronici e i computer degli anni ’70 sono diventati pezzi da collezione ambitissimi. Alcuni valgono oggi più di una casa.
Il fascino del vintage tecnologico: molto più di una semplice moda
Negli ultimi anni, il mondo del collezionismo hi-tech vintage ha vissuto un vero boom. Quello che un tempo era visto come semplice “roba vecchia” è oggi considerato materiale storico, testimonianza di un’epoca pionieristica che ha gettato le basi dell’elettronica e dell’informatica moderna. Il fascino della tecnologia d’altri tempi non è solo estetico o nostalgico: è culturale, documentario, simbolico. Possedere un computer degli anni ’70, magari funzionante o appartenuto a personaggi iconici, significa possedere un pezzo della storia che ha cambiato il mondo.
Dai primi personal computer alle console domestiche, dai cabinati arcade ai processori che oggi ci sembrano rudimentali ma che all’epoca rappresentavano il futuro, ogni oggetto ha una storia da raccontare e un valore potenzialmente enorme sul mercato attuale.
Cosa vale davvero oggi: i pezzi più ricercati e le cifre sorprendenti
In cima alla lista dei cimeli più ambiti c’è senza dubbio l’Apple-1, il primo computer creato nel 1976 da Steve Wozniak e assemblato manualmente nel celebre garage di Steve Jobs. Non è solo un dispositivo elettronico: è il simbolo dell’inizio della rivoluzione informatica. Un esemplare, perfettamente conservato e funzionante, proveniente proprio dall’ufficio personale di Jobs, è stato battuto all’asta nel 2024 per 945.000 dollari, rendendolo il “Sacro Graal” dei collezionisti di tecnologia. Ma anche altri Apple-1 meno rari o non funzionanti si aggirano tra i 300.000 e i 500.000 dollari, cifre confermate dai registri di vendita ufficiali.
Se si guarda fuori dal mondo Apple, c’è un intero universo di macchine che oggi valgono molto. Il DEC PDP-5, un minicomputer del 1963 tra i primi del suo genere, è stato venduto per oltre 44.000 dollari, mentre modelli successivi come il PDP-10 KI10 hanno superato i 180.000 dollari. Anche il PDP-7A, usato in ambiti universitari e di ricerca, ha toccato gli oltre 110.000 dollari. Questi sistemi, che all’epoca occupavano stanze intere e venivano utilizzati per compiti specifici, oggi sono pezzi da museo ambiti da chi vuole custodire l’origine dell’informatica.
Tra i pezzi più sorprendenti c’è il leggendario Altair 8800, spesso considerato il primo vero personal computer disponibile per il grande pubblico. Uscito nel 1975, è il computer che ispirò Bill Gates e Paul Allen a fondare Microsoft. Oggi il suo valore oscilla tra i 4.000 e i 7.000 dollari, anche se alcuni modelli particolarmente rari o in confezione originale possono arrivare a cifre superiori.
Il collezionismo tech non riguarda solo i computer, ma anche il mondo dei giochi elettronici. L’Atari Pong Home Console, risalente al 1972, è stato venduto recentemente per oltre 20.000 dollari. Un vero mito per gli appassionati di retrogaming. E non mancano neppure i cabinati arcade: un Pac-Man originale del 1980 può oggi superare facilmente i 3.000 dollari, se restaurato e funzionante, e alcuni esemplari sono stati valutati anche di più in contesti di aste internazionali.

Tra gli oggetti più sorprendenti venduti recentemente troviamo persino una delle macchine Enigma usate dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale per criptare i messaggi militari. Un esemplare perfettamente conservato è stato battuto all’asta per una cifra stimata tra i 300.000 e i 500.000 dollari. In questo caso, si unisce il fascino della tecnologia al valore storico unico.
Anche componenti singoli, come il microprocessore Intel 4004, il primo microchip commerciale della storia, possono valere oggi oltre 10.000 dollari, se ancora sigillati o in condizioni impeccabili. Oggetti così piccoli, ma capaci di racchiudere l’intero inizio dell’era digitale.
Perché valgono così tanto (e come capire se ne possiedi uno)
Ci sono tre fattori che determinano il valore di un oggetto tecnologico vintage: la rarità, lo stato di conservazione e l’importanza storica. Dispositivi venduti in poche centinaia di unità, funzionanti o appartenuti a figure note, valgono più di quelli comuni o danneggiati. Il contesto culturale e l’effetto nostalgia influiscono moltissimo: chi è cresciuto negli anni ’70 o ’80 oggi ha la possibilità economica di recuperare i pezzi che ha amato da ragazzo, ed è disposto a spendere cifre molto alte per riaverli.
Il consiglio per chi sospetta di avere un tesoro in soffitta è di non buttare nulla, ma anzi documentarsi. Esistono registri ufficiali, archivi e anche gruppi di collezionisti pronti a valutare ogni singolo pezzo. Anche le scatole originali, i manuali e gli accessori dell’epoca aumentano il valore complessivo.
Chi invece vuole iniziare a collezionare può guardare alle aste online specializzate, ai mercatini del vintage tech o a portali dedicati come eBay o Heritage Auctions, facendo attenzione però a verificare sempre l’autenticità degli oggetti. Il mercato è in costante crescita e, secondo molti esperti, destinato ad aumentare ancora nei prossimi anni.
Il futuro della memoria digitale è… nel passato
Il vintage tecnologico non è solo una tendenza passeggera. È una forma di preservazione della memoria collettiva digitale, un modo per ricordare da dove siamo partiti e apprezzare quanto sia stata rapida e straordinaria l’evoluzione che ci ha portati dagli 8 bit agli smartphone di oggi. Possedere un Apple-1 o un Altair 8800 non significa solo avere un oggetto raro, ma anche onorare un’epoca di invenzione, ingegno e passione. In un mondo che cambia alla velocità della luce, i vecchi giochi e i PC anni ’70 sono diventati il nuovo oro. E c’è chi è disposto a pagare cifre altissime pur di portarsi a casa un pezzetto di quella magia.






