Basta un attimo di distrazione per vedere il proprio telefono affondare in acqua. Ma se agisci entro pochi secondi, puoi davvero salvarlo. Ecco come comportarti, secondo gli esperti.
Un secondo in più può fare la differenza: agisci in fretta (ma nel modo giusto)
Il tuo smartphone è finito in acqua? In piscina, nella vasca, nel lavandino o – peggio – nel WC, la prima cosa da fare è non farsi prendere dal panico. I danni causati dall’acqua possono essere devastanti per i circuiti interni, ma in molti casi puoi evitare il peggio se sai cosa fare entro i primi 10 secondi.
Appena lo recuperi, non provare a riaccenderlo: è l’errore più comune e può essere fatale. Il telefono va spento subito per evitare cortocircuiti interni. Più velocemente intervieni, più aumentano le probabilità di recuperarlo, soprattutto se è caduto in acqua dolce e non in acqua salata, che è molto più corrosiva.
Togli qualsiasi cosa collegata: custodia, caricabatterie, cuffie, scheda SIM e scheda SD. Poi tampona delicatamente l’esterno del dispositivo con carta assorbente o un panno morbido. Non strofinare, non scuotere, non cercare di “spingere fuori” l’acqua. La fretta va gestita con intelligenza: ogni gesto sbagliato può spingere l’umidità ancora più in profondità.

Come asciugarlo correttamente: riso sì, phon assolutamente no
Una volta asciugata la parte esterna, il vero nemico è l’umidità interna. Il metodo più conosciuto – e ancora oggi efficace – è quello di immergere il telefono in una ciotola di riso crudo, completamente coperto. Il riso ha una buona capacità assorbente e può aiutare a eliminare l’umidità residua. Il tempo minimo di attesa è 24 ore in estate, ma è consigliabile lasciarlo anche 48 o 72 ore nei mesi freddi, quando l’umidità impiega più tempo a evaporare.
Un’alternativa ancora più valida è l’utilizzo dei sacchetti di gel di silice (quelli che trovi dentro scatole di scarpe o imballaggi elettronici). Hanno una capacità igroscopica superiore e assorbono l’umidità senza lasciare residui. Se ne hai a disposizione, sigilla il telefono in un contenitore ermetico con diversi sacchetti e lascia agire per almeno un paio di giorni.
È invece sbagliatissimo usare un phon o qualsiasi fonte di calore diretto. Il motivo? Il getto caldo può spingere l’umidità più a fondo, o peggio ancora distorcere i componenti interni. Anche soffiare con forza o scuotere il telefono può peggiorare la situazione. L’acqua si muove e si infiltra in angoli che altrimenti non avrebbe raggiunto.
Cosa succede dopo e quando riaccenderlo (se mai lo farai)
Una volta passate almeno 48 ore di “asciugatura passiva”, puoi provare a riaccendere il telefono. Se si accende normalmente e tutto funziona, considera di aver avuto molta fortuna. Se invece lo schermo resta nero, il touchscreen non risponde o il telefono non si carica, è il momento di rivolgerti a un centro di assistenza specializzato.
A volte è sufficiente sostituire la batteria o un connettore, ma altre volte l’acqua ha compromesso irrimediabilmente la scheda madre. In ogni caso, più tempo passa tra l’immersione e l’intervento corretto, più il danno diventa irreversibile.
Infine, se il telefono è ancora in garanzia, sappi che i danni da liquidi non sono coperti dalla garanzia standard, a meno che tu non abbia sottoscritto un’assicurazione apposita. Alcuni modelli recenti sono resistenti all’acqua (certificazioni IP67 o IP68), ma anche in quei casi è sempre meglio non rischiare e seguire comunque le stesse precauzioni.






