Seattle, 26 settembre 2025 – La multinazionale statunitense Microsoft Corporation ha ufficialmente interrotto il contratto di fornitura dei servizi cloud Azure all’esercito israeliano (IDF), dopo che è emerso che la piattaforma veniva utilizzata per la sorveglianza di massa delle comunicazioni telefoniche di milioni di palestinesi in Cisgiordania e a Gaza. La decisione arriva a seguito di un’indagine interna e delle forti pressioni di dipendenti e attivisti, oltre che di un’inchiesta giornalistica rivelatrice pubblicata nel 2024.
Il ruolo di Azure nella sorveglianza di massa in Cisgiordania e Gaza
Secondo un’indagine condotta dal The Guardian in collaborazione con +972 Magazine e Local Call, l’Unità 8200, l’agenzia di intelligence dell’IDF (Israeli Defense Forces), aveva accesso a un’area dedicata e separata all’interno di Azure, dove venivano immagazzinate oltre 8.000 terabyte di dati audio, corrispondenti a milioni di telefonate intercettate ogni giorno. Il sistema, operativo dal 2022, permetteva la registrazione massiccia delle conversazioni telefoniche dei palestinesi, utilizzate anche per pianificare operazioni militari e attacchi aerei sulla Striscia di Gaza.
Il progetto venne avviato nel 2021, dopo un incontro a Seattle tra il CEO di Microsoft, Satya Nadella, e il comandante dell’Unità 8200, Yossi Sariel, che ha guidato l’unità fino alla fine del 2024. Sariel è stato un promotore deciso della sorveglianza di massa, spingendo per intercettare ogni conversazione possibile, superando la tradizionale sorveglianza mirata.
La posizione ufficiale di Microsoft e le reazioni interne
In una email esclusiva ottenuta dal Guardian, il presidente di Microsoft, Brad Smith, ha dichiarato che l’azienda ha “interrotto e disabilitato una serie di servizi ad un’unità del ministero della Difesa israeliano“, ribadendo il principio aziendale di non fornire tecnologie che facilitino la sorveglianza di massa sui civili. Smith ha sottolineato che questo principio è stato applicato in tutti i paesi e reiterato per oltre vent’anni.
La vicenda aveva già scatenato nel 2024 una forte mobilitazione interna, con i dipendenti riuniti nel gruppo ‘No Azure for Apartheid’ che avevano protestato contro il ruolo dell’azienda nel conflitto israelo-palestinese. La protesta, tuttavia, si era conclusa con licenziamenti e arresti di alcuni attivisti interni.
Microsoft ha inoltre commissionato un’indagine indipendente, che ha negato l’uso diretto di Azure per attacchi contro esseri umani, ma fonti interne dell’Unità 8200 hanno confermato che le informazioni raccolte sono state usate per identificare obiettivi militari.






