Bruxelles, 18 luglio 2025 – Meta Platforms, una delle principali aziende tecnologiche mondiali, ha annunciato che non firmerà il Codice di buone pratiche dell’Unione Europea relativo ai modelli di intelligenza artificiale (IA) per finalità generali (Gpai). La decisione è stata comunicata da Joel Kaplan, Chief Global Affairs Officer di Meta, nel contesto della presentazione a Bruxelles del Codice, avvenuta la scorsa settimana.
Meta e le ragioni del rifiuto del Codice Ue sull’IA
Secondo Kaplan, il Codice di buone pratiche introduce “troppe incertezze giuridiche” per gli sviluppatori di modelli di IA e contiene misure che superano l’ambito previsto dalla legge sull’IA dell’Unione Europea. In particolare, Kaplan ha sottolineato che l’Europa sta seguendo una “strada sbagliata” in materia di regolamentazione dell’intelligenza artificiale.
Il Codice, elaborato da 13 esperti indipendenti con il contributo di oltre mille parti interessate, mira a fornire precisazioni su alcune norme previste dall’AI Act, la legge europea sull’intelligenza artificiale che entrerà in vigore il 2 agosto e sarà applicata in particolare ai fornitori di modelli Gpai con rischi sistemici, come GPT-4 di OpenAI, Gemini di Google e Grok di xAI.
La bozza del Codice, la cui stesura finale è stata posticipata da maggio a luglio, ha già suscitato forti critiche da parte di addetti ai lavori e operatori del settore. Questi hanno denunciato pressioni da parte delle principali aziende tecnologiche per alleggerire le disposizioni normative, con il rischio di compromettere l’efficacia del documento.
Il contesto europeo e le preoccupazioni delle imprese
La posizione espressa da Meta si inserisce in un clima di diffusa opposizione al regolamento europeo sull’IA da parte di molte imprese e figure politiche in Europa. Joel Kaplan ha ricordato come nelle settimane scorse 44 tra le maggiori aziende europee, tra cui Bosch, Siemens, SAP, Airbus e BNP, abbiano firmato una lettera indirizzata alla Commissione Europea chiedendo una sospensione dell’attuazione del cosiddetto “stop the clock” sull’AI Act.
Le aziende firmatarie condividono il timore che la normativa, così com’è formulata, rischi di rallentare lo sviluppo e la diffusione di modelli di IA all’avanguardia nel continente europeo. Esse temono inoltre che le restrizioni possano ostacolare le imprese europee intenzionate a costruire business basati su queste tecnologie innovative.
Il Codice di buone pratiche, che rimarrà su base volontaria, dovrà ora ottenere il via libera definitivo dalla Commissione Europea e dai 27 Stati membri dell’Unione. L’esito di questo processo sarà fondamentale per definire il quadro regolatorio che guiderà l’evoluzione dell’intelligenza artificiale in Europa nei prossimi anni, in un momento in cui la competitività e la sicurezza tecnologica rappresentano priorità strategiche per l’intero continente.






