Un nuovo studio internazionale, coordinato da Emily Bamber dell’Istituto di scienza, tecnologia e sostenibilità per le ceramiche del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Faenza, ha messo a punto un metodo innovativo per prevedere i rischi delle eruzioni vulcaniche analizzando ai raggi X la struttura tridimensionale dei nanocristalli presenti nel magma. La ricerca, pubblicata su Nature Communications, coinvolge un ampio network di istituzioni italiane e straniere, tra cui le università di Camerino, Torino e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) di Catania.
Analisi dei nanocristalli e rischio eruttivo
Durante la risalita del magma verso la superficie terrestre, processi quali la formazione di cristalli e bolle di gas e l’aumento della viscosità del magma determinano l’esplosività delle eruzioni vulcaniche. I cristalli coinvolti, di dimensioni inferiori a un micron, sono difficilmente osservabili con tecniche convenzionali di microscopia. La tecnica innovativa utilizzata, la pticografia a raggi X, ha permesso di acquisire immagini 3D ad altissima risoluzione, consentendo di studiare la forma, la distribuzione e l’interazione tra i cristalli. Queste informazioni sono fondamentali per comprendere il loro effetto sulla viscosità del magma e, di conseguenza, sulla probabilità di eruzioni esplosive.
Emily Bamber ha sottolineato come questa nuova metodologia possa migliorare significativamente la valutazione del rischio vulcanico, con particolare riferimento a vulcani basaltici come l’Etna, che presenta stili eruttivi molto variabili, dalle colate laviche meno violente a eruzioni altamente esplosive.
Implicazioni per la sorveglianza dell’Etna
L’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, con la sua complessità strutturale e la variabilità dei fenomeni eruttivi, rappresenta un laboratorio naturale ideale per applicare queste nuove tecniche di analisi. Il monitoraggio avanzato della struttura del magma potrà contribuire a una migliore previsione dei comportamenti eruttivi futuri, supportando le attività di protezione civile e mitigazione del rischio. Grazie a questa ricerca e alla collaborazione tra istituti italiani e internazionali, si apre una nuova frontiera nell’ambito della vulcanologia sperimentale, con ricadute importanti per la sicurezza delle popolazioni che vivono nelle aree vulcaniche attive.






