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Home Tecnologia

Anche i chatbot soffrono di afasia: ecco cosa vuol dire

by Redazione
15 Maggio 2025
Rappresentazione di un chatbot

Rappresentazione di un chatbot | Pixabay @Vertigo3d - alanews

Chatbot come ChatGPT possono soffrire di afasia, un disturbo del linguaggio che genera risposte convincenti ma spesso prive di senso

Recenti ricerche hanno rivelato un’affascinante analogia tra l’afasia, un disturbo del linguaggio che colpisce gli esseri umani, e il comportamento dei chatbot, come ChatGPT, progettati per simulare conversazioni umane. Questi sistemi, pur mostrando una sorprendente fluidità nel linguaggio, possono produrre risposte che risultano prive di senso, un fenomeno che ricorda proprio i sintomi dell’afasia. Infatti, chi soffre di questo disturbo parla fluentemente ma spesso comunica informazioni errate o incoerenti.

Un’analisi scientifica

Uno studio condotto dagli Istituti di studi avanzati dell’Università di Tokyo, pubblicato sulla rivista Advanced Science, ha messo in luce queste somiglianze tra chatbot e pazienti afasici. I ricercatori, guidati da Takamitsu Watanabe, affermano che, sebbene non si possano paragonare i chatbot a individui con danni cerebrali, esiste un’analogia significativa: entrambi i sistemi possono essere vincolati da schemi rigidi che limitano la loro capacità di elaborare informazioni in modo flessibile. Watanabe ha sottolineato che comprendere questi parallelismi potrebbe rappresentare un passo fondamentale verso lo sviluppo di intelligenze artificiali più intelligenti e affidabili.

Meccanismi di elaborazione

All’interno dello studio, gli autori hanno confrontato l’attività cerebrale di soggetti affetti da afasia con le dinamiche di funzionamento di diversi chatbot. Sorprendentemente, è emerso che i meccanismi di elaborazione delle informazioni negli algoritmi di intelligenza artificiale presentano analogie con i segnali cerebrali di persone afasiche. Questa scoperta non solo offre nuovi spunti per migliorare la diagnosi del disturbo, ma fornisce anche indicazioni preziose per gli sviluppatori di IA. Infatti, invece di basarsi esclusivamente sui sintomi esterni, l’analisi dell’attività cerebrale potrebbe rivelarsi un metodo innovativo per classificare e comprendere meglio l’afasia.

Riconoscere le limitazioni

In un contesto in cui l’IA sta diventando sempre più integrata nella vita quotidiana, è cruciale riconoscere e affrontare le sue limitazioni. L’analisi delle affinità tra i chatbot e i disturbi del linguaggio umano non solo arricchisce il campo della linguistica e della neurologia, ma promuove anche lo sviluppo di tecnologie più sofisticate e affidabili. Riconoscere questi legami può contribuire a migliorare l’interazione tra esseri umani e intelligenze artificiali, rendendo le conversazioni più significative e utili.

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