Pechino, 17 novembre 2025 – Alibaba rilancia la sfida nell’intelligenza artificiale con il nuovo chatbot Qwen, aggiornamento dell’applicazione Tongyi, disponibile da venerdì sugli store Android e Apple. Il gigante cinese dell’e-commerce, fondato da Jack Ma, punta a consolidarsi come protagonista globale nel settore dell’IA, competendo direttamente con i colossi americani della Silicon Valley, tra cui OpenAI con il suo ChatGPT.
Qwen 3, il nuovo modello IA di Alibaba
La nuova versione del chatbot, denominata Qwen 3, integra avanzate capacità di ragionamento ibrido, rendendolo un assistente IA più potente e versatile. Alibaba lo definisce “il più potente assistente IA ufficiale per i suoi modelli” e lo presenta come il punto d’accesso primario per sperimentare le potenzialità del modello Qwen più recente. Questo aggiornamento si inserisce in un contesto competitivo sempre più serrato, con la Cina che accelera nello sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale generativa di alto livello.

Nel 2024, Alibaba ha già rilasciato modelli open source della serie Qwen 2.5, mantenendo una crescita a tre cifre nei ricavi da prodotti legati all’IA per otto trimestri consecutivi. L’azienda adotta un approccio open source, offrendo ai sviluppatori la possibilità di utilizzare, modificare e distribuire liberamente i suoi modelli, contribuendo a diffondere l’innovazione nel settore.
La concorrenza cinese e le tensioni geopolitiche
Il settore dell’intelligenza artificiale in Cina vede emergere anche startup come DeepSeek e Moonshot AI, che stanno spaventando i mercati internazionali e la Silicon Valley grazie a modelli prestazionali e costi contenuti. Anche ByteDance, la società madre di TikTok, ha recentemente annunciato un modello AI generativo di punta, Doubao-1.5-pro, che si distingue per efficienza e prestazioni elevatissime.
Parallelamente, Alibaba è finita sotto i riflettori per un articolo del Financial Times che ha insinuato legami con l’Esercito popolare di liberazione cinese, ipotesi respinta con fermezza dall’azienda, che ha definito le accuse “completamente false” e parte di una campagna di disinformazione volta a minare le relazioni commerciali tra Cina e Stati Uniti.






