L’Università della Pennsylvania annulla i record dell’atleta transgender Lia Thomas e si scusa con le atlete: alla fine la spunta Trump
L’Università della Pennsylvania ha ufficialmente annullato i record stabiliti dalla nuotatrice transgender Lia Thomas, una decisione che segna una svolta importante nella controversia sportiva e sociale che ha coinvolto l’atleta negli ultimi anni. La scelta del college arriva dopo un’indagine del Dipartimento dell’Istruzione degli Stati Uniti, che ha rilevato come la partecipazione di Thomas alle gare femminili abbia violato i diritti civili delle altre atlete.
Annullamento dei record a Lia Thomas e ripristino dei titoli
L’istituto ha comunicato che i record ottenuti da Lia Thomas nelle gare femminili di 100, 200 e 400 metri stile libero sono stati cancellati, con il conseguente ripristino dei precedenti primati detenuti dalle atlete biologicamente femminili. Inoltre, sono state restituite ufficialmente le medaglie e i titoli conquistati da queste ultime, che erano stati “penalizzate” dalla presenza di Thomas nelle competizioni. L’Università ha inoltre annunciato l’invio di lettere di scuse a ciascuna di queste nuotatrici.
Pur riconoscendo di aver agito in conformità con i regolamenti vigenti nel biennio 2021-2022, il college ha precisato che d’ora in avanti non permetterà a uomini transgender di competere nei programmi sportivi femminili, definendo gli atleti esclusivamente in base alla loro biologia.
Il ruolo di Donald Trump e il contesto politico
La decisione dell’Università della Pennsylvania è stata accolta come una vittoria politica da parte del presidente Donald Trump, che ha fatto della regolamentazione dello sport transgender una delle priorità del suo secondo mandato iniziato nel gennaio 2025. Fin dal suo insediamento, Trump ha sostenuto con forza la necessità di escludere le atlete transgender dalle competizioni femminili, ritenendo che la loro partecipazione comprometta la parità e l’equità nello sport.
Il caso di Lia Thomas aveva già sollevato un acceso dibattito pubblico internazionale quando, nel 2022, divenne la prima atleta apertamente transgender a vincere un titolo NCAA Division I, un evento che aveva scatenato opposizioni e proteste da parte di atlete e gruppi a sostegno dello sport femminile biologico. L’iter giudiziario e amministrativo culminato nella revoca dei suoi record ha aperto una nuova fase di confronto sulle regole che riguardano gli atleti transgender negli sport universitari e internazionali.
La vicenda di Lia Thomas: dalla carriera al dibattito pubblico
Lia Thomas, nata biologicamente maschio nel 1999 e cresciuta ad Austin, Texas, era entrata nella squadra maschile di nuoto dell’Università della Pennsylvania nel 2017, ottenendo risultati di rilievo nazionale. Nel 2019 ha iniziato il percorso di transizione di genere e, dopo un anno di stop per rispettare i requisiti di idoneità, ha gareggiato nella squadra femminile dal 2021. Nel marzo 2022, Thomas ha conquistato il titolo NCAA nelle 500 yard stile libero femminili, ma la sua partecipazione ha sollevato dubbi e controversie a livello sportivo e politico.
Nonostante il rispetto delle normative NCAA allora vigenti, il Dipartimento dell’Istruzione ha sancito che la sua partecipazione aveva leso i diritti delle altre nuotatrici, portando all’annullamento dei suoi record e a una revisione delle policy sportive universitarie in materia di atleti transgender.
In ambito internazionale, la Federazione mondiale di nuoto ha nel frattempo introdotto regolamenti più stringenti che vietano la partecipazione nelle competizioni femminili a chi abbia attraversato la pubertà maschile. Thomas ha fatto ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport, ma nel giugno 2024 la sua causa è stata respinta, escludendola dalle Olimpiadi di Parigi.






