A Cincinnati, Jannik Sinner si prepara a incrociare la racchetta con Adrian Mannarino. Il francese, 37 anni e attuale numero 89 del ranking ATP, ha scritto una piccola pagina di storia del torneo diventando, dopo la vittoria su Tommy Paul, il giocatore più anziano a raggiungere gli ottavi di un Masters 1000 negli Stati Uniti. Ma il match in programma non è solo una sfida sportiva: tra i due, infatti, non corre buon sangue.
Le accuse di Mannarino a Sinner sul caso Clostebol
Negli scorsi mesi, Mannarino si era schierato apertamente contro Sinner in merito al caso Clostebol, sostenendo le posizioni di Nick Kyrgios e manifestando dubbi sull’innocenza del numero uno al mondo. In un’intervista a RMC, il francese aveva dichiarato: “Io non credo più a Babbo Natale. Se altri vogliono crederci, sono liberi di farlo. In situazioni come questa, concedo il beneficio del dubbio, ma trovo la cosa sorprendente”.
Doping e sospetti sui vertici
Il veterano francese aveva sottolineato che, tra i 300 migliori tennisti del circuito, solo due erano risultati positivi a test antidoping: i numeri uno dei rispettivi ranking, Sinner e Iga Swiatek. “Può succedere di ingerire per sbaglio una pillola o un integratore sbagliato, ma resta sorprendente”, aveva aggiunto, lasciando intendere di non escludere ombre sulle vicende.
Critiche alla Federazione e tensioni personali
Mannarino non si era fermato qui. Aveva messo in discussione anche la gestione dei due casi da parte delle autorità sportive: “Credo abbiano fatto di tutto per farli apparire come atleti puliti, quasi delle vittime. Io, a 36 anni, mi alzo la mattina zoppicando, e se devo affrontare ragazzi di vent’anni che non sono puliti, diventa difficile”. Parole dure che Sinner non ha mai replicato pubblicamente, preferendo concentrarsi sul tennis. Ma è probabile che il ricordo di quelle dichiarazioni pesi, mentre i due si preparano a incrociarsi sul cemento americano.






