Roma, 4 Giu – Il presidente di World Boxing, Boris van der Vorst, ha offerto pubbliche scuse a Imane Khelif per averla citata in un comunicato sulla nuova normativa riguardante i test genetici sul genere. Van der Vorst ha riconosciuto l’errore, sottolineando la necessità di proteggere la privacy della campionessa olimpica. La lettera è stata inviata alla Federazione algerina di boxe. Khelif, oro ai Giochi di Parigi 2024, è stata coinvolta in polemiche durante le ultime Olimpiadi
Recentemente, il presidente della World Boxing, Boris van der Vorst, ha espresso pubblicamente le sue scuse a Imane Khelif, la pugile algerina campionessa olimpica. Questo gesto è avvenuto in seguito a un controverso comunicato riguardante nuove regole di partecipazione alle competizioni, le quali prevedono test genetici per determinare l’idoneità degli atleti. Le nuove norme hanno suscitato un acceso dibattito sulla privacy e il rispetto delle identità di genere nel mondo dello sport.
La controversia sulle nuove regole
La questione è emersa in modo significativo dopo che Khelif, vincitrice dell’oro ai Giochi di Parigi 2024, è stata coinvolta in polemiche relative alla sua idoneità a competere tra le donne. La World Boxing ha annunciato l’introduzione di test obbligatori per verificare i cromosomi sessuali degli atleti, generando preoccupazioni sulla protezione della privacy individuale. Nella lettera inviata alla Federazione algerina di pugilato, van der Vorst ha riconosciuto l’errore, affermando che la privacy di Khelif avrebbe dovuto essere tutelata, specialmente in un contesto in cui la sua carriera sportiva è stata messa in discussione.
Imane Khelif e il precedente delle Olimpiadi
Khelif ha già affrontato controversie durante le ultime Olimpiadi, dove, insieme alla taiwanese Lin Yu-ting, ha contestato l’International Boxing Association (IBA) per la sua ammissione alle gare. Inizialmente squalificata per non aver superato un test di genere, la situazione portò a una serie di ricorsi e dibattiti. Alla fine il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) decise di permettere la partecipazione di entrambe le atlete ai Giochi di Parigi, affermando che rispettavano i requisiti di ammissibilità.






