Madrid, 17 settembre 2025 – Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha ufficialmente respinto la richiesta avanzata dal premier spagnolo Pedro Sánchez di escludere Israele dalle competizioni sportive internazionali. La decisione è arrivata a seguito delle tensioni e delle proteste che hanno contraddistinto la recente Vuelta ciclistica, culminata con l’interruzione della tappa finale a Madrid a causa di manifestanti contrari alla partecipazione del team israeliano.
Il contesto della richiesta di Pedro Sánchez
Lunedì scorso, il presidente del Governo spagnolo aveva dichiarato che “finché la barbarie non cessa, né Russia né Israele dovrebbero essere in nessuna competizione internazionale”. Queste parole sono state pronunciate in un momento di forte tensione internazionale, in cui la Spagna ha assistito a manifestazioni contro la presenza di atleti israeliani durante eventi sportivi di rilievo.
Pedro Sánchez, in carica dal 2018 e segretario del Partito Socialista Operaio Spagnolo, si trova in una fase politica molto delicata, anche per le recenti difficoltà interne e giudiziarie che coinvolgono la sua famiglia e alcuni membri del suo entourage. La sua posizione sull’esclusione di Israele si inserisce quindi in un panorama nazionale e internazionale complesso.
La posizione del CIO e la situazione di Israele nello sport internazionale
In risposta alla richiesta spagnola, il CIO ha sottolineato, tramite un comunicato ripreso dall’agenzia Efe, che sia il comitato olimpico di Israele che quello della Palestina sono riconosciuti ufficialmente e godono degli stessi diritti, entrambi rispettando la Carta Olimpica. Il Comitato ha inoltre ricordato che gli atleti di Israele e Palestina hanno convissuto pacificamente durante i recenti Giochi Olimpici di Parigi, all’interno del villaggio olimpico.
Dal 1996, anno in cui la Palestina ha partecipato per la prima volta ai Giochi olimpici di Atlanta, gli atleti palestinesi hanno preso parte a tutte le edizioni successive, pur senza conquistare medaglie. Al contrario, il CIO mantiene ancora sanzioni contro gli atleti di Russia e Bielorussia, che partecipano sotto la sigla AIN (Atleti individuali neutrali) a causa dell’invasione russa in Ucraina e di scandali legati al doping.






