Roma, 07 maggio 2025 – La recente sconfitta della nazionale italiana di calcio in Norvegia segna un momento di profonda riflessione per il commissario tecnico Luciano Spalletti. Dopo la deludente prestazione contro la squadra norvegese, che ha inflitto un netto 3-0 agli Azzurri, emergono con forza le responsabilità del tecnico toscano e le criticità di un progetto che, al momento, non è riuscito a decollare.
Le responsabilità di Spalletti e il mancato feeling con la squadra
La brutta figura rimediata in Norvegia, prima partita del girone di qualificazione ai Mondiali 2026, ha spazzato via ogni alibi. Tra infortuni, il rifiuto di Acerbi, la stanchezza di fine stagione e una generazione di calciatori percepita come poco talentuosa, il tecnico di Certaldo non è riuscito a trasmettere quell’energia e quella scossa che aveva dimostrato nel Napoli campione d’Italia. Il cosiddetto “feeling” con la squadra è mancato del tutto, e questa distanza si è tradotta in approcci errati e assenza di reazioni in campo. La gestione tattica di Spalletti, con continui cambi di modulo tra difesa a tre e a quattro, ha creato instabilità e confusione, impedendo ai giocatori di assimilare una linea di gioco chiara.
Durante gli Europei e nelle successive partite di Nations League, lo stesso Spalletti aveva ammesso di aver “riempito la testa” dei suoi senza ottenere i risultati sperati. In Nazionale, infatti, il lavoro quotidiano e la costruzione di un gruppo coeso, più semplici nel contesto di una squadra di club, si sono rivelati molto più difficili da realizzare.
Difesa e approcci sbagliati: il crollo azzurro
Un altro elemento che ha pesato sulla débâcle azzurra è stata la fragilità difensiva. Nelle ultime partite, comprese le sfide di Nations League, la porta difesa da Donnarumma e Vicario è stata costantemente violata. La difesa, sia con la linea a quattro sia con quella a tre, non ha mai trasmesso sicurezza, e i gol subiti, soprattutto da situazioni di calcio piazzato, hanno certificato questa vulnerabilità. Nel solo periodo che va dal secondo incontro contro la Francia fino alla partita di Oslo, la nazionale ha incassato ben 11 reti, un dato che evidenzia la mancanza di equilibrio e organizzazione.
In Norvegia, gli Azzurri sono stati messi sotto pressione per tutti i 90 minuti senza riuscire quasi mai a rendersi pericolosi in attacco, segnando un solo tiro in porta nel recupero. La mancanza di reazione anche dopo l’intervallo è stata eloquente: le urla di Spalletti negli spogliatoi non hanno sortito alcun effetto, evidenziando un gruppo che non risponde alle indicazioni del proprio allenatore.
Mancanza di guizzi e idee: l’assenza di innovazione tattica
Luciano Spalletti è riconosciuto come uno degli allenatori più preparati dal punto di vista tattico, capace di portare innovazioni importanti nelle squadre di club come Roma, Inter e Napoli. Tuttavia, in Nazionale questo talento non si è tradotto in risultati concreti. La sua proposta di calcio non ha mai trovato applicazione pratica, e i giocatori non sono mai riusciti a esprimere il loro potenziale come avviene invece con i rispettivi club.
Il gioco arioso e spettacolare che aveva caratterizzato alcune sue squadre è apparso solo a sprazzi, come nella vittoria a Parigi o nel primo tempo contro il Belgio. Troppo poco per una squadra che ambisce a tornare protagonista a livello internazionale. La sua gestione della nazionale, in questo senso, viene percepita come troppo statica e incapace di dare la scossa necessaria per invertire la rotta.
Crescono i dubbi e la pressione sulla guida tecnica
Dopo la disfatta di Oslo, le discussioni sull’eventuale futuro di Spalletti sulla panchina azzurra si sono intensificate. Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha già avviato un primo confronto con il tecnico per valutare la situazione a pochi mesi dall’inizio delle qualificazioni decisive. L’ipotesi di una svolta immediata è al centro del dibattito, con la stampa e i tifosi che non nascondono la loro frustrazione.
Sui social, inoltre, è emerso un plebiscito per un possibile ritorno di Claudio Ranieri, visto come un tecnico capace di riportare solidità e carattere alla nazionale. Nel frattempo, la squadra si trova a dover affrontare un percorso a ostacoli, con la necessità di vincere tutte le prossime partite per sperare nella qualificazione diretta al Mondiale, considerando che anche il secondo posto potrebbe non bastare, viste le nuove regole e la competitività del girone.
La Norvegia e il contesto internazionale
La vittoria della Norvegia, Paese noto per la sua storia e la sua posizione geopolitica nel nord Europa, rappresenta un segnale chiaro della crescita delle nazionali cosiddette “minori”. La Norvegia, con una popolazione di poco più di 5,5 milioni di abitanti, ha saputo costruire un progetto solido che ha portato alla qualificazione diretta per Euro 2024 e ora si propone come una delle avversarie più temibili nelle qualificazioni mondiali.
La loro capacità di esprimere un calcio organizzato e aggressivo ha messo in crisi la fragile struttura difensiva italiana, sottolineando come anche le realtà meno blasonate possono imporsi sul palcoscenico internazionale se ben guidate e motivate.
© RIPRODUZIONE RISERVATA – Articolo aggiornato al 29 maggio 2025 con dati e analisi sulla situazione attuale della nazionale italiana di calcio.






