Anche in Italia, come nel resto del mondo, si stanno moltiplicando gli appelli e le iniziative volte a richiedere del genocidio a Gaza. Il merito è in parte anche della grande visibilità mediatica che la missione della Global Sumud Flotilla ha dato alla guerra tra Israele e Hamas, ora più che mai sotto gli occhi di tutti. Mentre nelle città italiane dilagano i cortei volti a richiedere la fine delle ostilità e il riconoscimento dello stato di Palestina, anche vari volti noti dello spettacolo e della cultura si espongono (da Gigi D’Alessio a Fiorella Mannoia), usando la propria notorietà per cercare di porre un freno alla violenza. C’è però una categoria che finora si è esposta molto poco sulla tematica: quella degli sportivi.
Gaza, dallo sport italiano tutto tace. O quasi
Nonostante l’Italia stia godendo di risultati incredibili in sport come il tennis e la pallavolo (sia maschile che femminile), finora i volti più rappresentativi di queste discipline hanno evitato di esporsi su quanto sta avvenendo a Gaza. Lo stesso vale per i principali club calcistici della Penisola, anche se in occasione della tanto discussa partita Italia-Israele, disputata l’8 settembre, gli appelli a prendere una posizione netta non sono certo mancati. Per esempio, l’associazione degli allenatori di calcio italiani ha scritto una lettera al presidente della FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio), Gabriele Gravina, chiedendo che l’Italia chieda a UEFA e FIFA la sospensione temporanea di Israele dalle competizioni internazionali come risposta morale alla situazione in Gaza. In particolare, il presidente Renzo Ulivieri ha motivato l’iniziativa come “non solo simbolica, ma una scelta necessaria, che risponde a un imperativo morale”.
Le dichiarazioni in merito alle partite tra l’Italia e Israele
Gli unici che si sono esposti leggermente sulla questione sono stati gli allenatori della Nazionale italiana Gennaro Gattuso e Roberto Mancini. Il primo ha espresso “dispiacere” per la scelta di giocare contro Israele, ma ha precisato: “Più di questo non dico”. Mancini ha dichiarato: “Vivo la situazione di Gaza con tristezza, ma noi dobbiamo adattarci a quello che ci viene detto dall’alto”
Il 14 ottobre, a Udine si svolgerà una nuova partita tra l’Italia e Israele, valevole per la qualificazione ai Mondiali. Il 3 ottobre, vari manifestanti pro-Palestina hanno protestato davanti al centro di allenamento della Nazionale italiana a Coverciano per richiedere l’annullamento del match, ma per il momento non è arrivata alcuna risposta al loro appello.
Gaza, il ciclista De Marchi: “Oggi non correrei più per la Israel-Premier Tech”
Uno dei pochi sportivi italiani a esprimersi su quanto sta avvenendo a Gaza è il ciclista Alessandro De Marchi. In passato ha indossato la maglia dell’Israel-Premier Tech, ma oggi la non la porterebbe più. La scelta, ha spiegato, è legata ai sentimenti di “sofferenza per il genocidio palestinese in corso a Gaza”.
“Avrei fatto molta fatica a indossare quella maglia ora. Non voglio criticare nessuno perché ognuno è libero di decidere per chi correre, ma in questo momento non firmerei un contratto con la Israel”, ha spiegato De Marchi. “Non sarei in grado di gestire i sentimenti che provo, di essere coinvolto in una cosa del genere”.

Negli ultimi mesi, De Marchi ha approfondito il dramma in corso a Gaza. “Quando correvo con la Israel-Premier Tech non capivo a fondo la situazione. La squadra voleva promuovere le bellezze del Paese, ma non c’erano mai commenti contro Gaza o i palestinesi. Tuttavia, si percepiva chiaramente che era un tema su cui non si poteva discutere”.
L’ex maglia rosa ha auspicato un impegno maggiore della comunità ciclistica: “Dobbiamo dimostrare che come mondo del ciclismo ci preoccupiamo dei diritti umani e delle violazioni del diritto internazionale”.
E all’estero?
L’omaggio dell’Athletic Bilbao ai rifugiati palestinesi
Mentre in Italia il mondo dello sport tende a non prendere posizione su Gaza, all’esterno è più comune assistere a delle iniziative di solidarietà. Nella giornata di ieri, sabato 4 ottobre, l’Athletic Club Bilbao ha voluto rendere omaggio alla Palestina durante una cerimonia pre-partita allo stadio San Mamés.
Prima del match casalingo contro l’RCD Mallorca di sabato, il club basco ha invitato sul campo un gruppo di rifugiati palestinesi residenti nei Paesi Baschi, accolti con un caloroso applauso in piedi da tutto il pubblico. L’iniziativa, annunciata dal club il giorno precedente, ha visto i rifugiati posizionati al centro del terreno di gioco, mentre i tifosi si alzavano per salutarli con entusiasmo.
Athletic Club Bilbao @AthleticClub showed its support for Palestine by hosting a group of Palestinian refugees from the Basque Country.
They received a powerful standing ovation from the entire San Mamés stadium — the first LaLiga team to officially pay tribute to Palestine. pic.twitter.com/IkDnP3HFkA
— Leyla Hamed (@leylahamed) October 4, 2025
In un comunicato ufficiale, l’Athletic Club ha chiesto la fine del genocidio a Gaza, sottolineando il proprio impegno verso cause umanitarie e richiamando la storia condivisa di resilienza tra il popolo basco e quello palestinese.
Un messaggio di sostegno simile era già apparso su uno striscione durante una partita precedente, con la scritta: “Stiamo con la Palestina da oggi fino all’ultimo giorno”, un sentimento profondamente radicato nella comunità basca.
Il presidente del club, Jon Uriarte, ha spiegato che il tributo aveva l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle difficoltà affrontate dai rifugiati palestinesi e di promuovere empatia attraverso il linguaggio universale del calcio. I rifugiati presenti, molti dei quali hanno trovato rifugio nella regione basca, sono stati invitati come ospiti d’onore, a simboleggiare l’impegno del club per la giustizia sociale.
Questo gesto non è isolato nella cultura calcistica basca. I tifosi dell’Athletic Bilbao hanno da sempre mostrato sostegno alla causa palestinese, sventolando bandiere e intonando cori come “Palestina Aurrera” durante le partite. Manifestazioni simili si sono verificate anche in altri stadi baschi, come l’Anoeta di San Sebastián con la Real Sociedad, attirando ampia attenzione mediatica.
“Lo sport non può restare in silenzio su Gaza”: oltre 50 atleti chiedono l’esclusione di Israele dalle competizioni
Oltre 50 atleti, tra calciatori professionisti, giocatori di rugby e cricket, hanno pubblicamente chiesto alle istituzioni sportive di escludere Israele dalle competizioni internazionali, denunciando la violenza e le violazioni dei diritti umani a Gaza. La lettera è stata diffusa tramite la piattaforma Athletes 4 Peace, un’iniziativa che vuole dare voce a chi si batte per giustizia, equità e umanità nello sport.
Tra i firmatari più noti figurano l’ex Ajax e Chelsea Hakim Ziyech e Anwar El Ghazi, quest’ultimo licenziato nel 2023 dal Mainz per aver preso posizione pubblicamente a favore della causa palestinese. La richiesta ha ricevuto il sostegno di Nujum Sports, organizzazione no-profit che supporta gli atleti musulmani e promuove la loro integrazione nello sport e nella società.
Non solo atleti singoli: a firmare il documento c’è anche il Palestino, storico club cileno fondato nel 1920 da immigrati palestinesi. Il team, simbolo di orgoglio e solidarietà verso la Palestina, indossa i colori della bandiera palestinese e porta lo slogan “Más que un equipo, todo un pueblo” (“Più di una squadra, tutto un popolo”).
Nell’iniziativa, purtroppo, non sono coinvolti atleti italiani.






