Roma, 11 novembre 2025 – Novak Djokovic è tornato a parlare del caso Clostebol che ha travolto Jannik Sinner, mettendo in luce come questa vicenda di doping potrebbe segnare il tennista italiano per tutta la carriera. Lunedì sera, in un’intervista al programma Youtube “Piers Morgan Uncensored”, che sarà trasmessa per intero oggi, il campione serbo ha tracciato un parallelo con le polemiche che lo hanno coinvolto a causa della sua posizione sui vaccini. “La questione del doping è una nuvola che lo seguirà, proprio come la nuvola del Covid ha seguito me“, ha detto Djokovic.
Djokovic: “Questa ombra non lascerà Sinner”
Con 24 titoli Slam alle spalle, Djokovic non ha nascosto la preoccupazione per le conseguenze che il caso Clostebol potrebbe avere sull’immagine di Sinner. “Quando succedono queste cose – ha spiegato – restano addosso. Io stesso, dopo il caso Covid e l’espulsione da Melbourne, sento ancora quella nuvola sopra di me“. Un chiaro riferimento all’esclusione dall’Australian Open 2022, uno dei momenti più controversi della sua carriera.

Dubbi sulla gestione dei casi di doping
Djokovic aveva già sollevato critiche sulla gestione dei casi di doping nel tennis. “Mancano protocolli chiari e uniformi“, aveva detto quando la vicenda Sinner è venuta alla luce, aggiungendo che “molti giocatori aspettano da mesi, a volte più di un anno, che i loro casi vengano risolti“. Secondo lui, questa situazione genera frustrazione e sospetti di favoritismi: “Sembra quasi che l’esito dipenda dal fatto di essere un top player, avere accesso ai migliori avvocati e risorse particolari“.
Il ritorno di Sinner e le ombre da superare
Dopo la squalifica di tre mesi concordata con la Wada, Sinner si sta preparando a tornare in campo. Ma, secondo Djokovic, dovrà fare i conti con le ombre lasciate da questa vicenda. “Non è facile – ha ammesso – ma bisogna andare avanti“. Poi, quasi a chiudere l’argomento, ha aggiunto: “Solo il tempo dirà come reagirà Jannik“.
Alla fine dell’intervista, Djokovic si è alzato e ha stretto la mano al conduttore. Un gesto semplice, quasi distratto, mentre fuori dallo studio le luci restavano accese.




