Oggi che Novak Djokovic è diventato il tennista con il maggior prize money della storia – oltre 187 milioni di dollari guadagnati solo dai tornei – le sue parole affidate a un podcast con l’ex difensore e commissario tecnico croato Slaven Bilic suonano quasi irreali. Il campione serbo, proiettato verso il suo 25° Slam a Wimbledon dopo aver conquistato a Ginevra il suo 100° titolo ATP, ha raccontato la durezza degli esordi e le difficoltà economiche affrontate dalla sua famiglia per inseguire un sogno.
Quando tutto cominciò con un prestito a tasso usuraio
Djokovic è tornato con la memoria ai tempi in cui il suo talento aveva bisogno di risorse che la sua famiglia non poteva permettersi. “Mio padre si rivolse a quei famosi usurai, criminali, che all’epoca erano gli unici a prestarti dei soldi a fiducia”, ha ricordato. Servivano cinquemila dollari per coprire le spese di viaggio e soggiorno negli Stati Uniti, cifra impossibile per la famiglia Djokovic negli anni Novanta, in una Serbia ancora segnata dal conflitto e dalla crisi economica. L’unica via era accettare condizioni durissime: “Gli chiesero se avesse fretta. Rispose di sì, e loro dissero: ‘Allora l’interesse sarà del 30%'”.
Storie che non si possono raccontare
L’emozione di Djokovic nel raccontare quei momenti è palpabile. «Erano tempi durissimi. Ci sono tante storie che non si possono raccontare in pubblico», ha detto, alludendo a inseguimenti in auto e ad altre situazioni ai limiti della legalità, vissute dal padre nel tentativo di salvare il sogno del figlio. «Alla fine ce l’ha fatta a restituire tutto», ha aggiunto, sottolineando quanto quel sacrificio familiare sia stato fondamentale per il suo cammino.
Dal primo torneo al 100° titolo: il percorso di Djokovic
Il traguardo dei 100 titoli ATP è stato tagliato a Ginevra, sulla terra rossa svizzera, battendo il polacco Hubert Hurkacz. Un trionfo che segue un altro momento speciale, il 99° titolo conquistato ai Giochi Olimpici di Parigi: «Era l’alloro che mi mancava e che ho inseguito per tutta la carriera», ha detto il campione serbo, da sempre motivato dal rappresentare il proprio Paese.
Djokovic sogna le Olimpiadi di Los Angeles 2028
Nonostante una carriera già leggendaria, Djokovic non ha alcuna intenzione di fermarsi. La motivazione? «Amo il tennis e continua a piacermi ogni volta che prendo la racchetta tra le mani. Se non avessi questa passione, non sarei andato avanti», ha spiegato. Il pensiero corre già ai prossimi obiettivi: Wimbledon, naturalmente, ma soprattutto i Giochi Olimpici di Los Angeles 2028. «Ora la cosa che mi motiva di più sono i Giochi. Anche rappresentare il mio paese e giocare gli Slam sono un obiettivo, ma soprattutto i Giochi».