Mosca, 26 agosto 2025 – Il regista e attore americano Woody Allen è al centro di una nuova polemica internazionale legata alla sua partecipazione alla Settimana internazionale del Cinema di Mosca, evento che ha suscitato dure critiche da parte dell’Ucraina. Allen ha difeso il suo intervento online, precisando che non si tratta di un modo per giustificare o coprire le responsabilità della Russia nel conflitto in Ucraina, ma un invito a mantenere vive le relazioni artistiche.
Woody Allen: “Putin ha torto, ma l’arte non va interrotta”
In una dichiarazione rilasciata al Guardian, il regista quattro volte Premio Oscar ha sottolineato con fermezza il suo giudizio negativo sulla guerra scatenata da Vladimir Putin: “Credo fermamente che Vladimir Putin abbia totalmente torto. La guerra che ha provocato è spaventosa“. Tuttavia, ha aggiunto, “qualunque cosa i politici abbiano fatto, non penso che tagliare le conversazioni artistiche sia un modo per aiutare“.
La partecipazione di Allen, avvenuta durante una conversazione online con il regista russo Fyodor Bondarchuk, noto per film patriottici come Stalingrad, ha suscitato una reazione immediata da parte del ministero degli Esteri ucraino, che ha definito la sua presenza “una vergogna e un insulto al sacrificio di attori e registi ucraini uccisi o feriti dai criminali di guerra russi nella loro guerra in corso contro l’Ucraina“.
Il contesto del conflitto e la posizione culturale
Il conflitto tra Russia e Ucraina continua a segnare profondamente il clima politico e culturale internazionale. Da una parte, l’Ucraina prosegue la sua resistenza agli attacchi russi, mentre la comunità internazionale dibatte sulle implicazioni militari e diplomatiche della guerra, come evidenziato dai recenti scontri diplomatici tra Zelensky e leader occidentali.
In questo contesto, l’arte e la cultura si trovano spesso al centro di tensioni legate a scelte di boicottaggio o isolamento. Woody Allen ha voluto ribadire come, nonostante la gravità della guerra e la condanna delle azioni di Putin, mantenere il dialogo artistico e culturale sia una forma di resistenza e di speranza, separata dalle dispute politiche e militari. La sua posizione ha riacceso il dibattito sull’opportunità e i limiti dell’engagement culturale in tempi di conflitto.






