L’ultima puntata di Gurulandia – Il Podcast ha ospitato Valentina Nappi, icona riconosciuta del mondo della pornografia. L’attrice ha offerto agli ascoltatori un’analisi approfondita e non convenzionale della sessualità, del suo lavoro e del panorama sociale contemporaneo. Nappi, che ha vissuto tre anni di fila a Los Angeles e ha fatto avanti e indietro tra America e Italia per almeno dieci anni, ottenendo un visto lavorativo per “straordinarie abilità”, ha spiegato che la sua carriera non è stata una mera scelta professionale, ma un vero e proprio atto politico di libertà.
Valentina Nappi: “Il porno conferisce nobiltà alla sessualità umana”
Valentina Nappi ha rivelato di aver intrapreso la carriera nel mondo per adulti scrivendo una email a Rocco Siffredi quando aveva circa 19 o 20 anni. Tuttavia, prima di questa mossa, si era informata sul settore italiano girando anche tra le fiere. Nel corso dell’intervista, ha chiarito la sua visione filosofica sulla pornografia, sostenendo che essa conferisce nobiltà alla sessualità umana, spesso vista come “una mer*a” nella sua natura grezza.
Nel contesto del set porno, la Nappi distingue tra “recitazione” (come nel pornor) e “performance” (come nel genere Gonzo), dove c’è “vero piacere”. L’attrice si definisce principalmente una performer. Vede il suo lavoro come un modo per affermare la sua sessualità senza subire i condizionamenti sociali, un principio radicato nella sua educazione. Riflettendo sulla sua crescita, dove era stata “educata a dover far tutto” a differenza dei ragazzi della sua famiglia, ha trasformato la sua attività in un messaggio politico. “Non è solo un atto di ribellione è proprio un atto di libertà perché la verità è che come donna io posso affermare la mia sessualità principalmente facendo porno”. L’attrice ha quindi sottolineato che se questa attività non venisse mostrata, “non lo vede nessuno”, annullandone l’impatto sociale. Per l’attrice, che oggi ha 34 anni, questa forte morale personale è l’unico consiglio che darebbe a chiunque voglia entrare nel settore, al fine di evitare il pentimento dettato dalla pressione sociale.

Il porno e le dinamiche sociali
L’intervista ha toccato anche temi delicati come le dinamiche sociali e l’industria moderna. Riguardo al dibattito sul cat calling (molestia verbale), Nappi ha preso una posizione netta, affermando che “paragonare il cat calling alla molestia quella fisica vera e propria è un insulto a chi è stato effettivamente molestato fisicamente”. Ha criticato la tendenza a banalizzare problemi complessi attribuendoli interamente al patriarcato. Ha quindi messo in guardia contro la “cultura sessista” che valuta la donna solo in base al suo corpo.
Passando al panorama dell’industria, Valentina Nappi ha analizzato l’impatto di OnlyFans, che fattura miliardi di dollari (circa 7,2 miliardi nel 2024) ed è stata la prima piattaforma porno ad avere guadagni così elevati. OnlyFans ha rimosso la barriera tra fan e porno attrice, dando spazio all’amatoriale. Nonostante sia la sua fonte di guadagno principale, ha espresso frustrazione per gli algoritmi e i problemi tecnici della piattaforma.
Vita privata e futuro dell’attrice
L’attrice ha anche discusso la sua vita privata e la sua relazione di lunga data. Nappi è sposata da cinque anni e sta con il marito da sedici. La loro coppia è aperta, un modello che per Nappi si basa sull’amore e sull’assenza di tabù mentali. L’attrice ritiene che il rischio nella coppia monogama sia proprio la creazione di tabù, che “la coppia l’ammazzano”. Per la Nappi, la gelosia è irrazionale quando non viene sottratto nulla alla relazione: “non è razionale mettere la gelosia prima della libertà dell’altro”, e vede la coppia aperta come “un’abbondanza”, non un modo per sopperire a una mancanza.
Al termine della puntata di Gurulandia, Valentina Nappi ha ammesso che non desidera avere figli in futuro. Il motivo? Per paura di non poter garantire loro una vita adulta dignitosa. L’attrice ha concluso l’intervista affermando di preferire il “sesso” ai “soldi“, perché il sesso ben fatto è un qualcosa che “non ti puoi comprare”.






