Milano, 6 novembre 2025 – Telmo Pievani, professore di filosofia delle scienze biologiche all’Università di Padova e Visiting Scientist all’American Museum of Natural History di New York, ci invita a rivedere la nostra posizione nel grande albero della vita. Attraverso l’analisi dell’evoluzione umana e animale, Pievani smonta pregiudizi e false certezze, ponendo l’accento sull’umiltà evoluzionistica: il riconoscere quanto siamo “piccoli” e quanto il pianeta sia “del tutto indifferente alle nostre sorti”. Il professore svela al podcast Supernova che l’intera specie umana discende da un gruppo sorprendentemente ristretto di antenati: “siamo tutti parenti” e tutti venuti fuori da quel gruppo di circa 80.000 “pionieri africani” partiti 60.000 anni fa. L’intervista a Telmo Pievani spazia dalle follie del corteggiamento maschile ai complessi dilemmi etici della biotecnologia.
Dinosauri, mammut e l’etica della resurrezione
Il progresso scientifico, come illustra Telmo Pievani, è spesso guidato dalla pura casualità, o serendipità, ma anche da forti interessi economici. Pievani cita l’esempio di Jack Horner, consulente di Jurassic Park, il quale sta tentando di resuscitare i dinosauri partendo dal DNA degli uccelli – i dinosauri moderni a tutti gli effetti- per creare un “pollosauro”. Sebbene l’intento possa sembrare una “follia”, la ricerca ha portato a una scoperta cruciale per la salute umana: cercando il gene del “pollosauro” è stato trovato un gene legato allo scheletro che, quando mutato, causa la spondilite anchilosante negli umani, aprendo la strada a nuove terapie. Pievani commenta: “nella scienza non sai mai quello che fai“.

Lo stesso impulso, unito a ingenti finanziamenti, guida il progetto di resurrezione del mammut, reso possibile dalla quasi identità del suo DNA con quello dell’elefante indiano. L’azienda Colossal, che sta guidando l’esperimento in Siberia, crea il suo “Playoc Cene Park”. Tuttavia, Pievani solleva un dilemma etico cruciale: con le stesse somme raccolte per la resurrezione di specie estinte, “potremmo salvare centinaia di specie in via di estinzione che ci sono ancora adesso dal gorilla allo scimpanzè”.
L’Inutilità (e la strategia) del maschio nella natura
Uno dei temi più affascinanti per Telmo Pievani è l’analisi del ruolo maschile in natura, che ha ispirato il suo libro sull’inutilità del maschio. L’evoluzione, spiega Pievani, vede spesso il sesso femminile come quello che comanda, poiché sono le femmine a scegliere con chi riprodursi.
Esistono esempi estremi di questo dimorfismo sessuale, come la rana pescatrice (o pesce abissale), in cui il maschio, minuscolo, è definito un “nanoparassita”. Dopo essersi attaccato alla femmina per la fecondazione, viene da lei prosciugato, divenendo un’appendice: “il maschio è diventato una specie di testicolo ambulante della femmina“. Ma il maschio non è solo inutile; può essere disonesto. L’uccello giardiniere maschio, per esempio, costruisce giardini zen elaborati per farsi scegliere, ma di notte “va nel giardino del maschio vicino e glielo butta tutto in aria”.
Tuttavia, l’evoluzione umana non è predeterminata. Pievani evidenzia il ruolo centrale della cultura nel modulare la biologia. Cita la ricerca sugli uomini che prendono congedi di paternità prolungati, a cui, dopo meno di due mesi, “gli cambia completamente il quadro ormonale e diventa femminile”. Questo dimostra che non esistono ormoni puramente “femminili” o “maschili”, ma che il cambiamento biologico è plasmato dall’esperienza culturale, confermando che l’uomo non è immutabile.
La nostra unicità, conclude Pievani, risiede nell’immaginazione e nel linguaggio articolato. Queste capacità, sviluppatesi circa 60.000 anni fa, hanno permesso ai nostri antenati di cooperare per la caccia e, soprattutto, di “farsi un film” nella testa per convincersi a migrare oltre l’orizzonte.






