Milano, 11 dicembre 2025 – La star internazionale della danza, Roberto Bolle, si è raccontato in una profonda conversazione con Alessandro Cattelan nel podcast Supernova, toccando temi che spaziano dalla disciplina ferrea richiesta dalla sua arte alla missione di rendere la danza un’arte popolare e inclusiva. L’intervista ha fornito spunti intimi sul suo percorso e sulla natura intrinseca della sua professione, caratterizzata da un impegno fisico estremo e un controllo costante sulla performance. Lo stesso Roberto Bolle, parlando del suo libro, ha richiamato la celebre e criptica descrizione datagli da Michael Stipe, che lo definì “un cavallo lanciato al galoppo in un sogno al rallentatore”. Bolle interpreta questa frase riconoscendovi lo slancio, la muscolatura, l’energia, ma soprattutto “un estremo controllo della macchina del corpo”.

La scuola della disciplina e la ricerca dell’eccellenza
Il percorso di Roberto Bolle è stato segnato da un rigore e da un’indipendenza precoce. Trasferitosi a Milano a soli 12 anni per l’Accademia, ha dovuto imparare a responsabilizzarsi in un’epoca priva di strumenti di controllo come i telefonini. Tuttavia, la vera forza formativa è stata la danza stessa, una disciplina che “ti impone delle regole e le devi rispettare fin da bambino e fin da subito se vuoi arrivare”. La danza, pur essendo inizialmente “schematica e accademica” si è rivelata funzionale per il raggiungimento degli obiettivi in scena. Roberto Bolle sottolinea come il mondo della danza abbia mantenuto nel tempo un alto livello di educazione e rispetto, evidente anche nei grandi eventi di massa. “La danza è molto meritocratica” ha affermato, e richiede “dimostrare ogni volta di valere per andare avanti”. Questa incessante ricerca di perfezione implica un’attenzione costante al “dettaglio” da come si tiene la testa a come sono le dita delle mani e dei piedi. Nonostante l’enorme talento di alcuni ragazzi, Bolle riconosce che non tutti riescono a reggere la continua sfida e la pressione del palcoscenico. Inoltre, per raggiungere l’eccellenza in questa forma d’arte, “la danza classica accademica è una di quelle in cui per arrivare all’eccellenza devi avere dei requisiti proprio fisici e molto particolari”.
L’arte in scena e l’impatto culturale di Roberto Bolle
Un momento fondamentale nella vita di Roberto Bolle è stato l’incontro, a 15 anni, con Rudolf Nureyev, un evento che gli ha dato la consapevolezza che la danza potesse essere la sua strada. Oggi, proprio come Nureyev e Baryshnikov un tempo, Roberto Bolle è diventato un’icona pop che ha sdoganato questa disciplina, tanto da essere un termine di paragone per chiunque balli bene. Con la maturità, il focus del ballerino si è spostato dalla supremazia della tecnica a quella dell’interpretazione, prediligendo ruoli con uno spessore psicologico e drammatico rispetto ai più semplici principi del balletto ottocentesco. Roberto Bolle ha accettato la sfida di portare la danza in prima serata televisiva per dimostrarne l’importanza, contribuendo così a cambiare la percezione che il pubblico aveva di essa,. Questo impegno per la diffusione dell’arte è alla base della sua laurea honoris causa in Comunicazione, ottenuta per aver portato la danza “da un’arte un po’ raffinata ed elitaria a qualcosa che invece vuole essere per tutti”. Attraverso la Fondazione Roberto Bolle, l’artista continua questa missione, portando progetti formativi ed educativi nelle scuole per dare ai ragazzi consapevolezza del proprio corpo e valori quali rispetto ed educazione, avvicinandoli a un mondo che altrimenti non farebbe parte della loro vita.






