Roma, 22 ottobre 2025 – In un’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera, Renato Zero, uno degli artisti più amati e longevi della musica italiana, si è aperto con sincerità e ironia, raccontando episodi inediti della sua vita privata e professionale. Dall’incidente stradale che quasi lo portò nel reparto femminile di un ospedale, all’amicizia e i contrasti con Loredana Bertè, fino alle riflessioni sul suo percorso artistico e personale, Zero offre un ritratto profondo e appassionato di sé.
Un incidente memorabile e il coraggio di essere se stessi
L’episodio che apre il racconto risale a un incidente in via Veneto a Roma, quando Renato Zero era a bordo di una Fiat 500 guidata da un amico. Dopo che l’auto sbanda e sfonda la vetrina di un negozio di pompe funebri, il cantante, con la sua iconica tutina attillata e i capelli lunghi, viene erroneamente portato nel reparto femminile dell’ospedale. “Uscivo dal tettuccio e pensavo: ‘Sono già un angelo'” – ricorda – poi l’amico Roberto D’Agostino gridava: “A’ Renatì, faje vedè er pisello!“.
Un momento toccante riguarda invece il rapporto con suo padre, un poliziotto di origini contadine marchigiane. Quando il genitore scoprì un sacchetto con le sue “tutine di lurex” e i boa di piume nascosti nell’androne di casa, invece di rimproverarlo, gli disse: “Non hai più bisogno di nasconderti, vestiti come vuoi“. Questo incoraggiamento ha segnato profondamente Zero, rafforzando la sua determinazione a vivere senza compromessi.
L’amicizia con Loredana Bertè: tra scontri e riconciliazioni
Al centro dell’intervista emerge anche il rapporto con Loredana Bertè, icona della musica italiana e compagna di tante esperienze artistiche e personali. Renato Zero ricorda con ironia un episodio a Manhattan, quando rischiò di far saltare il matrimonio dell’amica con Roberto Berger, figlio di un celebre imprenditore del caffè: “Lo beccai a dire menzogne sull’Italia e gli dissi che avrebbe avuto il naso lungo come Pinocchio. La discussione degenerò e Loredana mi rimproverò: “Non ti ci porto più!””. Quel matrimonio, infatti, terminò rapidamente.

Non mancano le riflessioni sulla loro storia: “Loredana è una persona amabile, con un’anima bella – ammette Zero – ma a volte mancava di generosità e rispetto. Mi allontanai per il suo bene. Quando ero presente, coprivo i suoi eccessi. Ora è cambiata, è più gentile e paziente, e me ne prendo un po’ il merito”. Questo legame complesso e profondo racconta molto della natura di entrambi, capaci di grandi passioni e intensi contrasti.
Il percorso artistico e i messaggi di Renato Zero
Con una carriera che supera i 55 milioni di dischi venduti solo in Italia e una presenza in classifica senza precedenti, Renato Zero continua a essere un punto di riferimento nel panorama musicale nazionale. Il suo nome d’arte nasce proprio dal suo cognome, Fiacchini, che considerava “fiacco” e “vale zero”. Da qui la scelta di un’identità forte e provocatoria, già negli anni Settanta con il glam rock e i suoi personaggi eccentrici.
Tra le canzoni più celebri che raccontano la sua filosofia di vita c’è “Triangolo”, nata da un’esperienza personale: “Mi ritrovai a letto in tre, così è nato Triangolo. All’epoca il giudizio era più severo, facevi esperienze a tuo rischio e pericolo”. La sua musica è sempre stata veicolo di messaggi sociali e di denuncia, toccando temi come la droga, la lotta per i diritti, e il valore della vita. Nel suo ultimo album, “L’OraZero”, Renato parla di una guerra interiore e collettiva, invitando a una presa di coscienza che resta urgente oggi, in un mondo segnato da conflitti e incertezze.
Amori e affetti: Lucy Morante e il valore della complicità
Renato Zero ha dedicato parole speciali all’amore e alla sua compagna storica, Lucy Morante. “È stata la mia compagna da sempre – sottolinea – ha condiviso con me la gavetta, vendeva i miei dischi durante i concerti. Donne come lei non ce ne sono quasi più. Ha sposato me e il mio personaggio senza bisogno del prete”. La loro storia è un esempio di lealtà e di supporto reciproco, un pilastro fondamentale per un artista che ha vissuto spesso ai margini delle convenzioni.
In merito agli uomini, Zero si mostra schietto e critico: “Ho amiche donne che non vorrei mai vedere con le fattezze di un uomo. Quando una donna decide di allearsi, si butta e basta, l’uomo purtroppo agisce spesso per tornaconto“.
Il rapporto con la politica
Renato Zero aveva anche uno zio, Mario Tronti, che faceva parte del PCI. Il cantante ha quindi dato la sua definizione di comunismo: “Ho sempre pensato che il comunismo fosse un padre che torna a casa dal lavoro, posa sul tavolo un pane, l’olio, il vino, e con quello che ha messo da parte compra un libro a suo figlio”. Tuttavia, ora non va più a votare: “Mi presenterei senza fiducia, preferisco stare a casa. Rimpiango gli anni ’60 e ’70, quando si rubava di meno e i politici avevano tre lauree. Gente che sapeva di dover difendere gli operai, le classi disagiate”.
Riguardo alla sua opinione su Elly Schlein si limita inizialmente a un “Mah“. Poi argomenta: “Io vedo il quotidiano. L’assetto attuale del Paese. Con un sud che è ancora escluso e un nord che fatica a ripartire la proprie ricchezze in parti uguali”. Sulla presidente del Consiglio invece non ha dubbi “I meloni mi piacciono solo con il prosciutto”.
Questo racconto di vita e arte restituisce un’immagine di Renato Zero come uomo e artista unico, capace di trasformare le difficoltà in forza creativa, mantenendo sempre uno sguardo lucido e ironico sulla realtà che lo circonda.



