Parpiglia: “Ho ingerito acido per verruche. Il mio corpo era in burnout, la mente annebbiata”
Il giornalista racconta il dramma della malattia mentale e il lungo percorso verso la ripartenza
Spettacolo (Milano). “Il burnout sarà la malattia dei prossimi vent’anni, soprattutto tra i giovani.” A dirlo è Gabriele Parpiglia, giornalista, autore e produttore televisivo, che nel suo nuovo libro “Sotto attacco di panico – La mia storia, il mio burnout, la mia ripartenza” racconta il dolore, la vergogna, la terapia, i farmaci e la rinascita. Un percorso personale segnato da un momento drammatico: “Una sera a Napoli, ho ingerito per errore un farmaco sbagliato. Era acido per curare le verruche. Ero in pieno burnout. Mi sono ritrovato su un lettino d’ospedale, devastato dentro e fuori.” Ma il punto più buio arriva con la morte di Maurizio Costanzo, figura importante nella sua vita. “Il 24 febbraio, due anni fa, è stato il mio vero crollo. Sono scappato a Ibiza per due settimane. Lì ho toccato il fondo e ho capito che dovevo ricominciare da capo. Mi sono rimesso in terapia.” Il primo attacco di panico risale a 11 anni fa. “Non capivo cosa mi stesse succedendo: tachicardia, salivazione azzerata, stomaco chiuso, sudore freddo. Ricordo che ero in auto a San Felice, davanti a un prato. Volevo solo finirla. Ma non so perché, mi sono fermato. Sono ancora qui.” Gabriele denuncia la normalizzazione del successo facile sui social e la fragilità emotiva dei giovani. “I falsi miti digitali fanno male. Il lavoro è stata la mia dopamina, ma mi ha portato a dormire solo con farmaci. Parlarne è fondamentale. Non c’è vergogna nell’essere malati, l’unica vergogna è non chiedere aiuto.” (Sebastiana Risso/alanews)