In una recente e informale chiacchierata al podcast Supernova con Alessandro Cattelan, il celebre scrittore britannico Ken Follett ha aperto le porte del suo mondo creativo, svelando i retroscena del suo ultimo lavoro dedicato a uno dei luoghi più iconici del pianeta: Stonehenge. Con la consueta arguzia che lo contraddistingue, l’autore ha trasformato un’intervista sulla storia antica in un viaggio profondo tra metodo di scrittura, vita privata e una spiazzante filosofia sulla propria eredità letteraria. Ken Follett ha dimostrato ancora una volta che, dietro ogni grande bestseller, c’è una meticolosa ricerca della connessione emotiva con il lettore.
Il fascino di Stonehenge: tra archeologia e immaginazione
L’ispirazione per il nuovo romanzo di Ken Follett è nata in modo quasi fortuito, osservando il titolo di un libro di archeologia: “How to Build Stonehenge”. L’autore ha confessato di aver pensato immediatamente: “Sembra proprio il titolo di un libro di Ken Follett”. Da qui è iniziata un’indagine su ciò che la scienza ancora non sa spiegare riguardo alle origini, ai costruttori e alle finalità del sito. Per l’autore, Stonehenge non era solo un tempio dall’atmosfera solenne, paragonabile a quella di una chiesa, ma probabilmente svolgeva tre funzioni: luogo religioso, mercato e calendario astronomico per scandire i solstizi.
Scrivere della preistoria ha posto una sfida unica: l’assenza di fonti scritte. Tuttavia, per Ken Follett, questa non è stata una limitazione, bensì un’opportunità per esercitare la pura invenzione, pur restando ancorato ai fatti noti. “Quello che inventi deve essere collegato a ciò che si conosce; deve essere una supposizione ragionevole”, ha spiegato, sottolineando come la sua narrazione si sia concentrata su gruppi sociali come pastori, agricoltori e cacciatori-raccoglitori, esplorando le loro diverse moralità e stili di vita.
Il metodo del “bestseller” e la filosofia del presente
Oltre alla storia, l’intervista ha toccato il rigoroso metodo di lavoro che ha reso Ken Follett un gigante dell’editoria. A differenza di molti colleghi, l’autore non inizia mai un libro senza una “bibbia” o una scaletta dettagliata di circa 50 pagine che descrive ogni capitolo e personaggio. “Ho scritto dieci libri che sono stati dei fallimenti; l’undicesimo è stato il mio primo bestseller ed è stato anche il primo che ho pianificato”, ha rivelato, citando anche un curioso incontro casuale in un bar con il padre di Dan Brown.
Nonostante il successo planetario, lo scrittore mantiene un approccio pragmatico e quasi dissacrante nei confronti del futuro. Sebbene molti autori aspirino all’immortalità, Ken Follett dichiara di scrivere esclusivamente per il piacere dei lettori attuali. Con estrema onestà, ha affermato: “Tra quindici anni, dopo che sarò crepato, non sarete più in grado di comprare un mio libro da nessuna parte”. Per lui, l’unica cosa che conta davvero è la risposta emotiva del pubblico di oggi, la capacità di tenere il lettore incollato alle pagine fino a tarda notte, desideroso di scoprire cosa accadrà nel capitolo successivo. Tra musica (suona il basso in una band), politica e vita comunitaria, l’autore preferisce godersi il presente, lasciando che il tempo faccia il suo corso sulla sua monumentale opera letteraria.
Un’analogia per comprendere il suo approccio: Scrivere un romanzo storico per Ken Follett è come costruire un ponte levatoio: le fondamenta di pietra sono i pochi fatti archeologici certi, ma tutto il meccanismo che permette al ponte di muoversi e di trasportare il lettore in un altro mondo è costruito interamente con il legno pregiato della sua immaginazione.
