La puntata #275 del podcast “Tintoria” ha ospitato il rapper Jake La Furia, offrendo un ritratto a tutto tondo dell’artista. La conversazione si è mossa tra episodi personali, riflessioni sulla carriera musicale e sull’evoluzione del rap italiano, e passioni che vanno oltre la musica, come il collezionismo di action figure e manga, in particolare Ken il Guerriero, che ha influenzato anche la sua estetica.
L’aneddoto del tassista
La puntata si è aperta con un tocco di ironia dei conduttori sul compleanno di Silvio Berlusconi, per poi lasciare spazio a un racconto surreale dello stesso Jake La Furia. Durante un breve tragitto in taxi, l’artista ha vissuto una conversazione assurda con il conducente, che si è definito un “metallaro” amante dei Dream Theater. La discussione è poi scivolata su temi inaspettati e grotteschi, tra sesso a pagamento e teorie anatomiche, suscitando iniziale disagio, ma anche curiosità, nell’ospite.
La passione per i manga e il collezionismo di Jake La Furia
Jake La Furia ha raccontato la sua grande passione per manga, anime e action figure, che considera la principale voce di spesa al di fuori delle necessità familiari. La sua collezione occupa tre stanze della casa e comprende pezzi rari dei Cavalieri dello Zodiaco, Dragon Ball, Lupin, Chainsaw Man e Ken il Guerriero, per il quale nutre un affetto particolare. Ken rappresenta, secondo l’artista, un’opera “ultraviolenta ma educativa”, con insegnamenti sul bullismo e sull’espressione delle emozioni maschili. L’artista ha anche creato un armadio su misura per esporre la sua collezione, equiparando il costo all’acquisto di una Bentley. Nonostante il tentativo di trasmettere questa passione ai figli, i bambini sono più attratti dal mondo digitale, causando spesso piccole “lotte” per ottenere pezzi della collezione.
La carriera musicale di Jake La Furia: dagli esordi ai Club Dogo
Jake La Furia ha ripercorso la sua carriera, dagli inizi con le Sacre Scuole fino alla consacrazione con i Club Dogo. Ha raccontato un periodo di “vuoto” per il rap italiano, quando i centri sociali erano gli unici spazi disponibili, ma spesso ostili alla loro proposta artistica. Il gruppo ha intercettato un nuovo pubblico con tematiche più vicine alla loro realtà, introducendo quello che ha definito “coca rap”. La svolta è arrivata con un concerto al Rolling Stone di Milano, che ha sancito il successo della band e dato il via a una intensa attività live. Nonostante il giudizio severo sui propri lavori giovanili, La Furia riconosce l’impatto culturale di album come Mi Fist, che ha segnato una generazione accanto a Fabri Fibra.
Il panorama musicale e mediatico odierno
L’artista ha analizzato l’evoluzione del rap italiano, sottolineando come i social network abbiano annullato le distanze con la scena americana e favorito collaborazioni internazionali. Ha evidenziato l’emergere di una generazione di artisti e ascoltatori radicati nel contesto italiano, citando Paki come esempio. Secondo La Furia, il ruolo della radio è marginale per i giovani rapper, che dominano le piattaforme di streaming, mentre TikTok ha accorciato drasticamente la soglia di attenzione del pubblico, spingendo le major a brani di durata limitata.
L’esperienza come giudice a X Factor ha portato Jake La Furia a sviluppare un approccio strategico, pur mantenendo una certa rigidità: è contrario alla partecipazione dei rapper al programma, sostenendo che la loro scrittura rischierebbe di essere snaturata. Ha inoltre sottolineato la forza della fan base di Achille Lauro, capace di influenzare le competizioni. Sul tema Sanremo, ribadisce la sua posizione critica verso l’inclusione del rap, percepita come un fenomeno più formale che autentico.
Riflessioni personali: violenza, droghe e aneddoti curiosi
Il rapper ha parlato anche di temi delicati, difendendo l’uso di linguaggio crudo e violento nel rap come espressione artistica e paragonandolo ad altre forme di intrattenimento. Sul fronte delle sostanze, ha raccontato il suo passato uso di marijuana e la gestione della cocaina senza compromettere la carriera, sottolineando la necessità di un approccio istituzionale più realistico sul tema della droga.
Tra curiosità e aneddoti, La Furia ha raccontato il breve incontro con Berlusconi allo stadio, le necessità “igieniche” durante i tour e, con ironia, ha indicato Ramzan Kadyrov come il suo “dittatore estero preferito”, citando storie grottesche legate al leader ceceno.




