Padova, 10 dicembre 2025 – In una delle sue ormai rare apparizioni pubbliche, Giovanni Rana, l’ottantasettenne fondatore del celebre Pastificio Rana, si racconta con la naturalezza e la semplicità che lo hanno reso un’icona del Made in Italy. Con un passato che affonda le radici in una piccola bottega trasformata in un impero globale della pasta fresca, Rana riflette sulla sua vita, il lavoro, la fede e i sogni mai realizzati, svelando anche dettagli inediti sulla sua esperienza e sul rapporto con la cultura italiana.
Giovanni Rana, dalla stalla al successo globale: l’arte di fare la pasta fresca
Nato a Cologna Veneta nel 1937, Giovanni Rana ha iniziato giovanissimo a lavorare come garzone in un panificio a San Giovanni Lupatoto, dove ha mosso i primi passi nel mondo del lavoro. Nel 1960, a soli 23 anni, fonda un piccolo laboratorio artigianale per la produzione di tortellini e tagliatelle, nel locale che gli viene concesso dal futuro suocero Bruno Murari. L’intuizione che ha cambiato per sempre il suo destino e quello dell’Italia è legata a un cambiamento sociale: “Le giovani spose non avevano più il tempo di fare i tortellini a mano? Allora li ho fatti io per loro“, racconta. Da quel momento nasce il modello industriale e sociale che ha portato il Pastificio Rana a diventare leader mondiale nel mercato della pasta fresca, con stabilimenti anche negli Stati Uniti, come quello di Bartlett, vicino a Chicago, inaugurato nel 2012.
L’imprenditore ha sempre mantenuto un legame stretto con la tradizione artigianale, ma ha saputo coniugarla con l’innovazione e la crescita industriale. Oggi, l’azienda è guidata dal figlio Gian Luca Rana, amministratore delegato da oltre trent’anni, che ha saputo espandere il marchio a livello internazionale, migliorando logistica e distribuzione.
Passioni, fede e la proposta di Zeffirelli: un rifiuto ai cinepanettoni
Durante l’incontro organizzato dalla Fondazione Bellisario a Padova, Giovanni Rana ha ripercorso la sua storia personale con ironia e umanità. Ha ricordato la sua infanzia birichina, la madre che desiderava che diventasse prete e il suo primo lavoro in una stalla trasformata in laboratorio artigianale. Non ha nascosto la sua fede profonda, nata negli anni da chierichetto e mai abbandonata, definendola una “compagna di lavoro” nella vita quotidiana.
Inedito e sorprendente il racconto del contatto con Franco Zeffirelli, il celebre regista fiorentino scomparso nel 2019, che gli propose di interpretare il Papa in un film su San Francesco d’Assisi. “Vestire i panni del pontefice sarebbe stata un’emozione incredibile“, ha confessato Rana, ma l’improvvisa malattia di Zeffirelli fece saltare il progetto. L’imprenditore ha poi rivelato di aver rifiutato un’offerta per partecipare a un cinepanettone, scelta che riflette la sua volontà di mantenere un’immagine coerente e rispettosa.
Il rapporto con la popolarità e il valore della felicità
La notorietà è arrivata anche grazie alle campagne pubblicitarie degli anni Novanta, in cui Giovanni Rana si è mostrato in prima persona, diventando un volto familiare per milioni di italiani. Gli spot, innovativi per l’epoca, lo vedevano interagire con personaggi storici e divi del cinema come Marilyn Monroe e Rita Hayworth in scenari realizzati con la computer grafica. Questo ha consolidato la sua immagine di uomo semplice e genuino, qualità sottolineata anche da Mike Bongiorno che gli consigliava di “essere se stesso“.
Nonostante la fama, Rana si definisce un uomo che preferisce parlare solo con chi gli vuole bene, e confessa di ricevere ancora lettere d’amore da parte delle ammiratrici, conservate con rispetto. Un altro aspetto toccante è il suo apprezzamento per le donne, che considera portatrici di un “udito speciale, quello del cuore“, e ammette: “Se potessi rinascere, vorrei avere il cervello di una donna, basterebbe mezz’ora al giorno“.
La sua filosofia di vita si riassume nella parola felicità: “Le disgrazie arrivano da sole, mentre la felicità bisogna cercarla. Costa niente e vale tutto“. Un messaggio che ha rivolto alla platea di imprenditrici e professioniste venete, invitandole a coltivare l’amore per sé stessi e per gli altri come la più preziosa eredità da lasciare.
