Asti, 12 novembre 2025 – Sono passati più di dieci anni dalla scomparsa di Giorgio Faletti, figura poliedrica della cultura italiana, noto come attore, scrittore, cantautore e cabarettista. La moglie, Roberta Bellesini, architetta di 53 anni, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera ricca di dettagli personali e toccanti, raccontando il loro primo incontro, la scoperta della malattia che ha colpito Faletti e il legame profondo che li ha uniti fino agli ultimi giorni.

Il primo incontro e l’inizio di un grande amore
Roberta ricorda con chiarezza l’episodio che segnò il loro primo vero incontro, avvenuto nel 2000, durante una serata dedicata alla partita di calcio Francia-Italia, finale degli Europei. Tuttavia, la loro conoscenza risaliva a molto prima, quando da adolescenti a Asti videro arrivare Faletti a bordo di una Ferrari rossa, accompagnato da una modella. “La prima impressione non fu delle migliori: pensai che fosse uno sborone, ma la simpatia e la genuinità di Giorgio emersero subito”, racconta Bellesini.
Nel 2000, seduti su un divano davanti alla tv e a un piatto di spaghetti, si scambiarono parole e promesse, come quella di Faletti di inviare il suo nuovo disco appena registrato. Da lì nacque un rapporto che si consolidò nel tempo, accompagnato da una complicità profonda, nonostante le sfide legate alla salute di Faletti, che affrontò un ictus e, successivamente, la scoperta di un tumore al polmone.
La scoperta del tumore e l’isolamento scelto da Giorgio Faletti
La malattia, scoperta quasi per caso durante una risonanza magnetica effettuata per un problema di ernia del disco, rappresentò una svolta dolorosa nelle loro vite. La metastasi al polmone emerse improvvisamente, portando Faletti a sottoporsi a cure innovative in America, a Los Angeles, affidandosi a terapie avanzate sotto la guida di un medico russo. Roberta ricorda come, nonostante la gravità, il marito non si lasciò sopraffare dalla rabbia o dalla tristezza, vivendo quel periodo con dignità e serenità.
Tuttavia, Faletti scelse di isolarsi dal gruppo di amici, preferendo non condividere la sofferenza e proteggendo chi gli stava accanto dal peso emotivo della sua patologia. “Era un’anima sensibile – spiega Roberta – e non voleva far soffrire gli altri mostrandosi vulnerabile.”
Durante la loro permanenza in California, vissero in quartieri come Venice, Santa Monica e Hollywood, spostandosi spesso per via delle regole sugli affitti brevi. Conobbero altri italiani grazie a Roberta Manfredi e strinsero amicizia con personaggi come Leonard Nimoy, celebre per il ruolo del dottor Spock in Star Trek.
Il ricordo di Roberta e l’eredità di Faletti
A undici anni dalla morte di Giorgio Faletti, avvenuta nel 2014, Roberta confessa che non ha mai sognato il marito e non sente un luogo fisico dove la sua presenza sia tangibile. Tuttavia, in momenti di grande importanza nella sua vita, si manifesta un simbolo ricorrente: una piuma, che lei conserva gelosamente come segno della vicinanza spirituale di Faletti. “Non credo sia un caso – conclude – ma un segno che Giorgio è ancora con me.”
Nato ad Asti il 25 novembre 1950 e scomparso a Torino il 4 luglio 2014, Giorgio Faletti è stato un artista di straordinaria versatilità. Dopo una laurea in giurisprudenza, ha scelto la carriera artistica, esordendo come cabarettista negli anni Settanta nel celebre Derby di Milano. La sua carriera televisiva si è sviluppata con personaggi memorabili, come Vito Catozzo in Drive In, e ruoli in programmi di grande successo come Striscia la notizia e Fantastico.
In ambito musicale, Faletti ha pubblicato nove album, partecipando anche a diverse edizioni del Festival di Sanremo, e componendo brani per artisti di rilievo come Mina e Claudio Baglioni. La sua attività letteraria ha raggiunto vette importanti con bestseller come “Io uccido” e “Niente di vero tranne gli occhi”, consacrandolo come uno dei più amati scrittori thriller italiani.
Gli ultimi anni della sua vita sono stati segnati da un impegno artistico e culturale che ha toccato anche il cinema, con ruoli apprezzati e riconoscimenti importanti. La sua eredità culturale e umana continua a vivere nelle opere e nei ricordi di chi gli è stato vicino.






