Francesco Bianconi, anima e voce dei Baustelle, si è aperto in un’intervista profonda e ironica con Alessandro Cattelan nel podcast Supernova, toccando temi che spaziano dalla longevità alla scrittura, passando per l’evoluzione del mondo musicale e il rapporto complesso con la televisione e il successo. L’artista, noto per la sua scrittura ricercata, ha condiviso riflessioni sulla vita, sull’arte della canzone e sulla scelta, ormai granitica, di non calcare il palco del Festival. Bianconi, parlando del suo mestiere e della sua vita privata, ha offerto spunti inattesi che spiegano la longevità e l’unicità della sua carriera.
Dal desiderio di “nullismo” alla poesia dell’enigmistica
Parlando di longevità, Francesco Bianconi ha scherzato sul rapporto tra farmaci e musica, citando l’MDMA e il Paracetamolo come elementi che talvolta si inseriscono nel contesto della canzone. L’artista ha poi stabilito la sua “età minima” ideale per la quale firmerebbe, potendo sapere di arrivarci lucido e in salute: “Diciamo metterei la firma su 70 lucidissimo perfetto 75”. Il tema della mortalità, onnipresente nei testi dei Baustelle, è affrontato da Bianconi come un esorcismo: “E’ un tema che cerco visto che fa paura le cose che fanno paura sai per esorcizzare più ne parli e meno in teoria dovrebbero spaventare”. Bianconi ammette di credere nel nulla dopo la morte, cercando un senso nella vita, ma ha anche sviluppato una filosofia che rifiuta la nostalgia privata, pur usandola come strumento artistico: “Mi interessa molto la nostalgia come sentimento da come carta da giocare poi a livello anche come dire di creazione di produzione come come arma narrativa”. A livello esistenziale, invece, l’artista preferisce sentirsi “un po’ destabilizzato,” non sapendo dove sia “casa mia”.
I Baustelle e l’arte della canzone
Riflettendo sulla carriera dei Baustelle, che hanno debuttato con il secondo disco nel 2002, Bianconi è orgoglioso di appartenere alla categoria di artisti che “cambiano sempre sorprendono sempre pur mantenendo una un’identità”. Questo approccio si riflette anche nella sua concezione del mestiere, dove la canzone è ancora vista come un territorio di sperimentazione, lavorando ad esempio sul lessico per inserire elementi inusuali come l’MDMA o il paracetamolo. In passato, parole come “taxi” erano considerate inammissibili nella musica leggera italiana perché non “radiofoniche,” dimostrando quanto le regole della scrittura cambino e si infrangano. In questo contesto di sperimentazione, i Baustelle sono rimasti un gruppo “diverso” e discosto dalle tendenze comuni.

Il rifiuto del palco sanremese
Riguardo al Festival di Sanremo, l’artista conferma di aver rifiutato l’invito più volte, spiegando chiaramente i motivi della distanza: “Non sento la mia sensibilità come dire il mio modo espressivo m fatto per quel tipo di televisione”. Bianconi sottolinea come per lui sia importante che esista la possibilità di fare musica senza passare attraverso certi “contenitori televisivi”. Nonostante il rifiuto dei grandi eventi mediatici, Francesco Bianconi nutre grande orgoglio per il suo pubblico, descrivendolo come preparato ed esigente, “quasi ne sanno più di te”. Il loro livello di preparazione è la prova che “tu costruisci il tuo pubblico il tuo pubblico sei tu”. Per quanto riguarda le sue passioni, Bianconi ha confessato la sua dedizione per la Settimana Enigmistica, in particolare per i giochi come le Frasi Bisensi e gli Incroci Obbligati, arrivando a studiarli “come se dovessi quasi scrivere una canzone”.
Francesco Bianconi è un artista che vede la musica non come un messaggio univoco, ma come un’opera aperta (citando Umberto Eco), dove il senso è costruito “con un po’ di fatica interpretativa da parte di chi ascolta”. Questa prospettiva, unita alla sua visione consapevole e non nostalgica della vita, lo mantiene un punto di riferimento originale e coerente nel panorama musicale italiano.






