Oggi, il giornalista australiano e fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, ha catturato l’attenzione sul red carpet del Palais. Il film a lui dedicato, The Six Billion Dollar Man, in concorso domani, ha già riscosso un grande successo, vincendo il primo Golden Globe per la categoria documentari. Assange, in vena positiva e con un messaggio sui diritti umani, era accompagnato dalla moglie, l’avvocatessa Stella Morris, e dal regista, che ha sottolineato quanto sia diventato rischioso il mestiere del giornalista
Julian Assange ha fatto notizia oggi durante il Festival di Cannes, attirando l’attenzione con un gesto significativo. Il fondatore di WikiLeaks, noto per le sue battaglie legali e per la difesa della libertà di stampa, è apparso in un contesto inaspettato, quello del cinema, mentre il film “The Six Billion Dollar Man”, che narra la sua storia, veniva proiettato fuori concorso. Questo film, diretto da Eugene Jarecki, ha già ricevuto un’importante riconoscenza, il Golden Globe per il miglior documentario, aumentando il suo profilo mediatico.
Un messaggio potente
Assange si è presentato con un look casual, indossando un camicione kaki e jeans, ma ciò che ha colpito di più è stata la sua maglietta bianca. Sulla maglietta erano riportati i nomi di quasi 5000 bambini uccisi a Gaza, mentre sulla schiena si leggeva una scritta incisiva: “Stop Israel“. Questo gesto non rappresenta solo una forma di protesta, ma evidenzia anche la sua continua lotta per i diritti umani e la libertà di espressione, temi che hanno caratterizzato la sua vita e carriera.
Il contesto della libertà di stampa
Accanto a lui, la moglie Stella Morris, avvocatessa che ha sposato durante la sua detenzione, ha condiviso il palco con Jarecki, il quale ha commentato l’attuale situazione dei giornalisti nel mondo. Ha definito il mestiere di reporter “il più pericoloso del mondo“, un’affermazione che risuona come un monito in un’epoca in cui la libertà di stampa è sempre più minacciata.
Un richiamo alla responsabilità collettiva
La presenza di Assange a Cannes sottolinea il suo desiderio di rimanere al centro del dibattito pubblico, nonostante gli anni di detenzione e le accuse che lo hanno perseguitato. La sua storia è rappresentativa di una questione più ampia: il diritto di informare e di essere informati. Questo tema continua a sollevare interrogativi e controversie in tutto il mondo. L’evento al Festival di Cannes non è solo un’apparizione cinematografica, ma un richiamo alla responsabilità collettiva di affrontare le ingiustizie e di sostenere i diritti umani, specialmente per le vittime innocenti dei conflitti, come i bambini di Gaza, il cui ricordo Assange ha voluto portare con sé in un’occasione così visibile.






