Roma, 14 novembre 2025 – A oltre due anni e mezzo dall’ultimo lavoro discografico, Fabrizio Moro torna sulle scene musicali con il suo nuovo album “Non ho paura di niente”, pubblicato sotto l’etichetta BMG. Si tratta del decimo disco in studio per il cantautore romano, che presenta nove tracce inedite prodotte da Katoo, in cui si fonde una dimensione intima con una visione collettiva e sociale.
Un album nato da un percorso sofferto e riflessivo
Fabrizio Moro ha condiviso con il pubblico il lungo e complesso processo creativo che ha accompagnato la realizzazione di questo progetto. “Una delle mie paure più grandi è sempre stata quella di perdere il talento di trasformare le emozioni in canzoni“, ha confessato l’artista. La pandemia ha segnato un momento di grande incertezza e riflessione, durante il quale Moro ha scritto oltre quaranta brani prima di selezionare i nove definitivi. “È stato un percorso doloroso ma necessario“, ha spiegato, “in cui la canzone che dà il via a tutto è stata proprio ‘Non ho paura di niente’, un brano che mi ha sbloccato“.
Il disco si presenta come un viaggio emotivo che attraversa diverse tematiche. Ad esempio, “Simone spaccia” racconta storie di vita vissuta, mentre “In un mondo di stronzi” è un invito a riflettere sul proprio equilibrio interiore e sulla percezione degli altri. “Scatole” si concentra sul tema del tempo che scorre, e “Casa mia” esprime la malinconia della solitudine. L’artista scherza anche sulla sua natura inquieta, evidenziata dai numerosi traslochi degli ultimi anni: “Ho cambiato casa sei volte in dieci anni, sono un’anima in pena“.
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Un cantautore radicato tra tradizione e modernità
Fabrizio Moro si definisce un “cantautore di mezzo”, appartenente a quella generazione tra i 40 e i 50 anni che si trova a metà strada tra i grandi maestri del passato e i giovani artisti che utilizzano i linguaggi digitali contemporanei. In un mondo musicale sempre più veloce e dominato dalla ricerca di numeri immediati, Moro denuncia la fretta che spesso compromette la qualità artistica: “Sono cresciuto in un’epoca in cui si passavano mesi in studio per perfezionare una canzone, oggi si corre troppo. Io penso ai numeri, certo, perché servono per sopravvivere, ma per me la cosa più importante è scrivere canzoni che restino nel tempo“.
Questa riflessione si inserisce in un contesto artistico e personale in cui il tempo è anche occasione di bilanci. “Prima dei cinquant’anni ero traumatizzato, ma arrivato a questa età ho fatto un bilancio della mia vita, piena di alti e bassi, e oggi vivo come sognavo da adolescente“, ha dichiarato con soddisfazione.
Sanremo e il futuro live: tra memoria e innovazione
Il Festival di Sanremo rappresenta per Fabrizio Moro un momento chiave della sua carriera. Dopo la vittoria nel 2018 con Ermal Meta grazie al brano “Non mi avete fatto niente”, il cantautore ha osservato come il Festival si sia trasformato: “È diventato più uno spettacolo televisivo che una gara canora. Oggi non basta più una bella canzone. Se scrivessi oggi ‘Portami via’, ‘Pensa’ o ‘Non mi avete fatto niente’, probabilmente non sarebbero sufficienti. Servirebbe un compromesso tra il Festival attuale e il Fabrizio Moro di oggi. Se trovassi quell’idea, tornerei subito“.
In attesa di nuovi progetti, l’artista è pronto a portare dal vivo il suo ultimo lavoro con un tour che partirà il 2 maggio 2026 dal Palazzo dello Sport di Roma, seguito da una serie di date nei principali club italiani a partire da ottobre. Le tappe annunciate comprendono città come Padova, Senigallia, Milano, Torino, Firenze, Bologna, Napoli, Molfetta e Catania, con l’obiettivo di proporre un live versatile, adatto sia a grandi palcoscenici che a contesti più intimi.
Fabrizio Moro ha sottolineato che questo è un disco che può essere suonato ovunque, perché la dimensione dal vivo rappresenta per lui la parte più autentica della musica. Con questo nuovo capitolo si conferma una voce capace di unire profondità emotiva e spirito critico, continuando a dialogare con un pubblico trasversale e attento alla qualità artistica.
