Milano, 13 ottobre 2025 – Enzo Iacchetti, storico volto di Striscia la notizia, continua a farsi portavoce di un vissuto personale e professionale che intreccia ironia e malinconia, in un mondo che giudica sempre più difficile e spaventoso. In un’intervista a Repubblica, parlando del suo recente libro autobiografico 25 minuti di felicità, il comico lombardo si apre senza filtri, rivelando la propria fragilità e un profondo senso di solitudine, in un contesto segnato da tensioni geopolitiche ancora oggi al centro del dibattito pubblico.
Il racconto di una carriera tra risate e sofferenza
Nato a Castelleone nel 1952, Enzo Iacchetti è diventato uno dei pilastri della televisione italiana, in particolare grazie alla conduzione di Striscia la notizia accanto a Ezio Greggio dal 1994 a oggi. Nel libro, Iacchetti ammette di aver sempre convissuto con un’insicurezza che si cela dietro la sua maschera comica: “Tanta insicurezza. Domando continuamente ‘com’è andata?’ e temo che la risposta ‘benissimo’ nasconda un giudizio contrario, forse bugie che mi raccontano da trent’anni”. Il comico racconta la sua lunga gavetta, fatta di serate in piccoli locali dove il pubblico spesso gli lanciava addosso pezzi di pizza, ma anche di una tenacia che lo ha portato a raggiungere il successo solo a 40 anni, grazie al Maurizio Costanzo Show e poi a Striscia la notizia.
L’ironia, sottolinea Iacchetti, non è mai fine a sé stessa: “Non abbiamo pensato solo a far ridere. Fino a pochi anni fa, se dicevi ‘Striscia’, la gente pensava subito a ‘la notizia’. Ora la prima cosa che ti rispondono è ‘di Gaza’: che orrore di mondo”.
Le forti parole sulla guerra e il confronto con Mizrahi
Iacchetti non nasconde il proprio sdegno verso le dinamiche internazionali che coinvolgono Israele e Palestina. E sull’accordo di pace raggiunto non si dice ottimista: “Sarebbe molto bello, però non ci credo. Questo è un accordo fatto da Trump e Israele, e ho detto tutto: le sofferenze di quei poveri palestinesi rimangono sullo sfondo. Il progetto di Netanyahu era sterminarli tutti”.

Particolarmente intensa è la sua esperienza in televisione con Eyal Mizrahi, con cui ha avuto un acceso confronto: “È stata una trappola. Mizrahi si presentava come un nemico di Netanyahu, ma in realtà era un provocatore che pensava che ventimila bambini trucidati fossero ventimila piccoli terroristi da eliminare subito. Mi ripeteva ‘definisci bambino’ e lì non ci ho più visto. Non è una questione di ideologia, ma di umanità”. Ospite di Newzgen, Mizrahi aveva raccontato come “Non cercavo notorietà. Sapevo di entrare nella ‘gabbia del leone’. Ci sono andato per portare avanti le ragioni di Israele”. (CLICCA QUI PER LEGGERE L’INTERVISTA COMPLETA).
Nel libro emergono anche le tracce di un uomo che ha vissuto amori intensi ma pochi, e che attribuisce agli amici un ruolo salvifico nella sua vita. Iacchetti racconta: “Ho amato tre o quattro volte, più un’altra che non avevo mai detto. Gli amici mi hanno salvato la vita, mentre con le donne sono stato un disastro“. La scrittura è stata per lui anche un modo per fare pace con le proprie radici, soprattutto con la figura paterna, calzolaio che non vedeva di buon occhio la sua carriera artistica.
Alla soglia dei 74 anni, confessa una solitudine che pesa: “Sarebbe bello ricevere una carezza prima di addormentarmi, invece la casa rimbomba dei miei passi. Ho amato il lavoro fino a oggi, fino a domani e fino a sempre, ma ho sacrificato molto del resto, pur cercando di essere una brava persona”.
Enzo Iacchetti rimane così una figura emblematicamente malincomica, capace di far ridere e riflettere, testimone di un mondo che cambia e che spesso appare dominato da un’angoscia profonda. La sua carriera, iniziata negli anni ’70 tra cabaret e radio libere, fino all’affermazione televisiva, si intreccia con la sua umanità fragile e sincera, che continua a raccontare con una voce unica nel panorama dello spettacolo italiano.






