Emilio Fede, figura di spicco nel giornalismo italiano, si è spento il 2 settembre 2025. La sua carriera, lunga e articolata, ha lasciato un segno indelebile nel panorama mediatico nazionale, segnato tanto da riconoscimenti quanto da controversie che hanno spesso polarizzato l’opinione pubblica.
Biografia e carriera di Emilio Fede
Nato a Barcellona Pozzo di Gotto il 24 giugno 1931, Emilio Fede è cresciuto in una famiglia con radici profonde nella pubblica amministrazione e nella cultura, figlio di un maresciallo maggiore dei Carabinieri e di una cantante d’opera. Dopo aver conseguito il diploma di maturità classica a Roma, iniziò giovanissimo la sua attività giornalistica collaborando con quotidiani come Il Momento e la Gazzetta del Popolo. La sua carriera televisiva iniziò nel 1958 con la Rai, dove divenne inviato speciale in Africa per otto anni, coprendo eventi cruciali della decolonizzazione e delle guerre civili.
Nel 1976 divenne conduttore del TG1, e sotto la sua direzione negli anni ’80 si realizzarono importanti innovazioni come la prima edizione a colori del telegiornale e la storica diretta di 18 ore sull’incidente di Vermicino, evento che segnò l’inizio della cosiddetta “TV del dolore”. Dopo la sua uscita dalla Rai nel 1987, Fede entrò nella Fininvest di Silvio Berlusconi, assumendo ruoli di rilievo come direttore di Videonews, Studio Aperto e, soprattutto, del TG4 dal 1992 al 2012.
Le critiche e i controversi legami con Silvio Berlusconi
Nonostante il talento giornalistico riconosciuto nei primi anni, il percorso di Emilio Fede è stato spesso oggetto di critiche per la sua «eccessiva attrazione» verso l’editore Silvio Berlusconi, fondatore di Fininvest e figura politica dominante in Italia per diversi decenni. La linea editoriale dei telegiornali diretti da Fede, in particolare il TG4, si caratterizzò per un forte orientamento a favore di Berlusconi e delle sue iniziative politiche, con una marcata personalizzazione del ruolo del direttore, che riservava a sé la conduzione nelle fasce di maggiore ascolto e negli speciali.
Questa vicinanza al “Cavaliere” ha alimentato accuse di faziosità e di uso del mezzo televisivo come strumento di propaganda politica, spesso confondendo l’informazione con la difesa dell’immagine di Berlusconi. Tali critiche sono divenute ancor più evidenti durante gli scandali giudiziari che hanno coinvolto il leader di Forza Italia, con Fede che veniva spesso percepito come un paladino mediatico più che un giornalista imparziale.
Coinvolgimenti giudiziari: il caso Ruby e altre vicende
Il nome di Emilio Fede è emerso in alcune inchieste giudiziarie legate a Silvio Berlusconi, in particolare nel cosiddetto “Caso Ruby”, uno dei procedimenti più noti della magistratura italiana contro l’ex premier, riguardante presunti rapporti illeciti e scandali di natura sessuale. Fede è stato indagato per associazione a delinquere a scopo di diffamazione, con accuse relative a presunti tentativi di ricatto ai vertici di Mediaset attraverso la diffusione di fotomontaggi compromettenti. Questi eventi hanno ulteriormente complicato la sua immagine pubblica e contribuito al suo allontanamento da Mediaset nel 2012.
Talento e competenza nel racconto giornalistico
Nonostante le controversie, è indubbio che Emilio Fede abbia dimostrato nel corso della sua carriera un autentico talento del giornalismo. Già all’inizio della sua carriera diede prova di fiuto per la notizia e prontezza nel raccontarla, come nel 1961 fu lui il primo ad avvicinare Walter Bonatti e Roberto Gallieni arrivati miracolosamente a Courmayeur dopo giorni di vagabondaggio sul Monte Bianco, nel mezzo della tempesta.
La sua capacità di narrare in diretta eventi di grande impatto emotivo, come la tragedia di Vermicino, ha segnato una svolta nel modo di fare informazione in Italia, introducendo il concetto di “TV emotiva” e di cronaca in tempo reale.
Fede fu anche pioniere nel lanciare programmi innovativi come Studio Aperto, che nel 1991 fu il primo telegiornale a trasmettere in diretta notizie di rilievo internazionale, come l’inizio dell’operazione Desert Storm durante la Guerra del Golfo, e la cattura di ufficiali italiani in territorio nemico. Questo dimostrò il suo fiuto per la notizia e la capacità di essere al centro dell’informazione tempestiva.
Inoltre, curò rotocalchi come Sipario, che miscelavano informazione e intrattenimento, e si distinse per la creazione delle cosiddette “meteorine”, annunciando il meteo con uno stile innovativo e mediatico che catturò l’attenzione di un vasto pubblico.
L’eredità di Emilio Fede
Il ricordo di Emilio Fede nei funerali del settembre 2025 ha visto la partecipazione di colleghi, amici e alcune figure importanti del mondo politico e mediatico, come Adriano Galliani e Marcello Dell’Utri, mentre mancavano esponenti della famiglia Berlusconi e alcune figure istituzionali. Le testimonianze raccolte hanno sottolineato il suo ruolo di “anchorman” che ha rivoluzionato il modo di fare telegiornale in Italia, insegnando a molti colleghi cosa significhi condurre un’informazione capace di coinvolgere emotivamente il pubblico.
Nonostante il suo percorso sia stato segnato da momenti controversi e critiche aspre, Emilio Fede rimane una figura emblematica del giornalismo televisivo italiano, capace di coniugare capacità professionali e una personalità forte e determinata, che ha lasciato un segno profondo nella storia della comunicazione italiana, con un’impronta lasciata anche su colleghi molto affermati: sono, infatti, molti a trovare analogie tra le modalità di conduzione del TG da parte di Emilio Fede e quelle di, ad esempio, Paolo Liguori o Enrico Mentana, i quali spesso, proprio come l’ex direttore del TG4, hanno trasformato il notiziario in una sorta di “one man show” con approfondite digressioni se non addirittura a bacchettate, pubbliche e in diretta, nei confronti dei loro inviati; proprio come Emilio Fede ci aveva abituati ad assistere con il “suo” Paolo Brosio.






