Dan Farah, produttore e regista del documentario The Age of Disclosure, è stato ospite del Joe Rogan Experience per svelare l’urgenza e la portata del programma segreto che circonda i fenomeni aerei non identificati (UAP) negli Stati Uniti. Joe Rogan ha descritto il documentario come “fo**utamente eccellente” e ha esortato gli spettatori a vederlo se sono interessati alla possibilità che “stia succedendo qualcosa di sicuro”. Farah ha spiegato che la sua missione era creare un film che intervistasse solo persone con conoscenza diretta dell’argomento, maturata lavorando per il governo. Le sue scoperte delineano una “situazione bizzarra” che coinvolge un insabbiamento durato 80 anni e una spesa colossale sottratta al controllo pubblico.

Dan Farah svela il prezzo del silenzio
Secondo le fonti di Farah, il programma per l’ingegneria inversa di tecnologie di origine non umana è “molto più grande di quanto la gente sospetterebbe”. E coinvolge migliaia di persone a tempo pieno. A partire dagli anni ’40, si stima che siano stati spesi almeno oltre un trilione di dollari in questo “programma profondamente nascosto”. Questa operazione prolungata ha richiesto decenni di segretezza assoluta, che ha comportato gravi illeciti: “Quello che hanno fatto è aver mentito al Congresso per molto tempo, è appropriazione indebita di fondi, chiari crimini… hanno mentito al pubblico, hanno mentito al Congresso, hanno mentito ai presidenti in carica”.
Farah ha contestato l’idea che le persone non possano mantenere segreti, specialmente quando sono minacciate. Ha affermato che i funzionari di alto livello sanno tacere: “Sì, possono [mantenere segreti]. Se ti viene detto che potresti semplicemente scomparire un giorno o che la tua reputazione verrà rovinata… starai zitto”.
Questa segretezza è alimentata dalla convinzione che gli Stati Uniti siano in “una corsa ad alto rischio per la tecnologia di origine non umana” con nazioni avversarie come la Cina. La posta in gioco è così alta che il Senatore Marco Rubio, un leader di alto livello, ha espresso timori sinceri nel film di Farah. “Se non ci diamo una mossa come Paese, un giorno ci sveglieremo e scopriremo nel modo più duro che la Cina ci è arrivata prima… saremo fottuti”. Questa corsa è cruciale perché quasi tutte le attività UAP osservate si verificano su siti di armi nucleari e basi militari, suggerendo un monitoraggio delle capacità di difesa.
Testimonianze inconfutabili
L’ampiezza delle prove raccolte da Dan Farah lo ha convinto della realtà della situazione. Ha notato che funzionari che avevano “credenze politiche diverse e non erano associati tra loro… dicevano tutti la stessa cosa”. Figure di spicco come il Senatore Rubio e l’ex Direttore dell’Intelligence Nazionale, Jim Clapper, hanno fornito testimonianze chiave. Clapper, che non aveva mai parlato pubblicamente di UAP, ha “sganciato la bomba nel film”. Ha affermato ufficialmente che l’attività UAP su Area 51 è “effettivamente reale”. Farah ha anche incluso il racconto di una guardia di sicurezza dell’Air Force a Vandenberg che ha assistito all’avvicinamento di un UAP gigante “delle dimensioni di un campo da football”.
Le capacità di questi velivoli sono quasi incomprensibili. L’oggetto Tic Tac, ad esempio, è stato osservato passare dal livello del mare a 80.000 piedi (lo spazio) e viceversa per ore. Un’impresa che avrebbe richiesto un’energia pari “alla produzione elettrica dell’intera Stati Uniti per una settimana”. I velivoli riescono a farlo deformando lo spazio-tempo in un’area localizzata, creando una “bolla” che rende irrilevante l’ambiente esterno, spiegando sia la capacità di movimento trans-mezzo (aria, acqua) sia le foto sfocate.
La necessità dell’amnistia
Per superare l’attuale blocco informativo, Farah e i suoi intervistati ritengono che sia necessaria un’amnistia per i funzionari coinvolti nel vecchio programma. Tali misure sono essenziali, poiché senza incentivi legali, le persone che hanno commesso illeciti (come mentire al Congresso) non hanno motivo di farsi avanti. Farah sostiene che le testimonianze di persone credibili sono la prova più forte in assoluto. “Qualcuno di spicco che mette in gioco il proprio nome e la propria reputazione… per me questa è la prova più grande che esista”. La divulgazione è diventata un imperativo umanitario, ma resta l’inquietante domanda sollevata da Farah sul contenuto dei segreti più profondi: “Se questo è ciò che possono divulgare legalmente, cosa c’è dall’altra parte di quella linea?”.






